Esplora l'affascinante universo di Franco Maresco, un regista visionario che ha saputo raccontare il decadimento sociale con maestria attraverso il suo approccio innovativo al documentario.
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Il 9 ottobre si è svolto un incontro significativo per la quinta edizione di Docusfera, una rassegna che celebra la varietà del documentario italiano. Quest’anno, il fulcro della retrospettiva è stato il regista Franco Maresco, che ha interagito con il pubblico di Sentieri Selvaggi durante la proiezione del suo film Enzo, domani a Palermo!, realizzato nel 1999 insieme a Daniele Ciprì.
Maresco ha condiviso con i presenti la sua visione artistica, legata a eventi significativi che hanno influenzato il suo lavoro, come il cinquantenario della morte di Duke Ellington, il quale nel 1970 visitò Palermo. Questo ricordo ha ispirato la creazione di Steve e il Duca, proiettato durante la serata d’apertura di Docusfera, dove il regista esplora le vite di due leggendari jazzisti tra le strade della sua città natale.
Le opere di Maresco, caratterizzate da una visione provocatoria e critica, riflettono un profondo senso di crisi nella società e nel panorama culturale. Il film Enzo, domani a Palermo! è un esempio lampante di questo approccio, poiché concepito nel 1992 e sviluppato per sette anni, traccia un quadro del declino culturale degli anni ’90. Il regista ricorda le difficoltà di girare nel covo di un personaggio controverso come Castagna, in un clima di tensione e paura.
“Girare lì era rischioso e abbiamo proceduto a singhiozzo”, ha raccontato Maresco, riflettendo sulla tensione di quel periodo, quando le stragi di mafia erano fresche nella memoria collettiva. Nel 1994, una prima versione del film fu presentata con il titolo I Castagna sono buoni, ricevendo un riconoscimento a un festival ad Aosta, grazie all’interesse del giornalista Vincenzo Mollica.
Un’altra opera significativa di Maresco è Io sono Tony Scott, un documentario che narra la storia di uno dei più influenti clarinettisti jazz, la cui carriera è stata segnata da eventi drammatici. Durante l’incontro, il regista ha spiegato che l’idea per questo progetto era nata in collaborazione con Ciprì, ma successivamente è stata sviluppata insieme a Claudia Uzzo. Tony Scott, deceduto nel 2007, rappresenta un simbolo della lotta per i diritti civili e della fuga dall’intolleranza, abbandonando l’America per suonare in Oriente e successivamente in Italia.
La storia di Scott si intreccia con il desiderio di Maresco di esplorare la fine di un modo di fare arte, un tema che ritorna nelle sue produzioni successive. “Ho voluto raccontare la transizione da un’epoca di consapevolezza artistica a una realtà più complessa e meno accettabile”, ha affermato, evidenziando come il jazzista fosse uno dei pochi musicisti bianchi a impegnarsi attivamente per la comunità afroamericana. La sua vita è un esempio di come la musica possa diventare un veicolo di libertà e cambiamento.
Nell’ultima parte della sua carriera, Maresco ha dato vita a Un film fatto per Bene, un progetto che ha suscitato vivaci discussioni alla Mostra del cinema di Venezia per la sua critica aperta al panorama attuale del cinema. Il regista ha dichiarato che “il cinema così come lo conoscevamo è finito”, esprimendo una visione nostalgica di un’arte che, secondo lui, ha perso il suo valore intrinseco a causa dell’industrializzazione e dell’avvento delle nuove tecnologie.
Maresco ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la credibilità nel mondo cinematografico, una qualità che, a suo avviso, è sempre più rara. “Il cinema deve essere speranza”, ha affermato, pur ammettendo il suo pessimismo riguardo al futuro. Tuttavia, il suo messaggio ai giovani cineasti è chiaro: non smettere mai di credere nella potenza del racconto e nella capacità del cinema di suscitare emozioni.
La retrospettiva dedicata a Franco Maresco prosegue con altre proiezioni, tra cui La mia Battaglia e Apocalypsever Franco Maresco, che promettono di approfondire ulteriormente la sua visione artistica e le sue riflessioni sul mondo contemporaneo.