Diabolik – chi sei? dei Manetti Bros: la conclusione di un esperimento che non convince

Diabolik - Chi sei? conclude la trilogia dei Manetti Bros. sul personaggio e si concentra sulle origini del celebre personaggio dei fumetti delle sorelle Giussani.

I Manetti Bros. presentano alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public il capitolo conclusivo della loro trilogia incentrata sul celebre personaggio dei fumetti: Diabolik, Chi sei?

Il film uscirà nelle sale il 30 novembre, Notizie.it lo ha visto in anteprima.

Diabolik – Chi sei?: la trama del film dei Manetti Bros.

L’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) è alle prese con un nuovo pericoloso gruppo di rapinatori, che sta scatenando il panico a Clerville. Anche Diabolik (Giacomo Gianniotti) e Eva Kant (Miriam Leone) stanno cercando questi criminali, per impossessarsi del grande bottino che hanno accumulato. Le strade di Ginko e di Diabolik sono destinate a incrociarsi durante le loro indagini e i due finiranno direttamente fra le grinfie della spietata banda di fuorilegge.

Le origini di Diabolik

Il film si focalizza sulla storia delle origini di Diabolik, mostrata attraverso delle sequenze in un bianco e nero pieno di contrasti – con una scena che sembra strizzare l’occhio a Sin City. L’alternarsi di passato e presente riesce a imprimere un ritmo più dinamico alla narrazione, altrimenti lenta.

La curatissima messa in scena – dai costumi, alle scenografie e ai props – ha un impianto prettamente teatrale, coerente con i primi due capitoli della trilogia. Lo stile adottato dai registi, infatti, non si discosta da quello dei primi due film: ritroviamo, quindi, il montaggio energico e i colori sgargianti, ma anche la recitazione ingessata di Gianniotti. Certo, il personaggio di Diabolik deve avere quell’aura gelida che lo contraddistingue, ma il suo interprete rimane comunque irrimediabilmente troppo freddo.

Un tentativo di portare lo stile fumettistico al cinema

Il film, tratto dalla storia originale scritta da Angela e Luciana Giussani, mantiene una forte fedeltà al fumetto. Tuttavia, forse è proprio questo il problema di Diabolik – Chi sei?: questa aderenza a livello narrativo va a scapito di uno stile cinematografico che lasci il segno. Marco e Antonio Manetti cercano di riportare sullo schermo la forma, le caratteristiche e il linguaggio fumettistici, anche attraverso un montaggio serratissimo e l’utilizzo di split screen. Allo stesso tempo, però, le battute e i dialoghi tipici della nona arte stonano al cinema. Come direbbe il filosofo Marshall McLuhan, il medium è il messaggio. Nel passaggio di adattamento dalle pagine delle sorelle Giussani al grande schermo, ci si sarebbe dovuti conformare al linguaggio cinematografico, altrimenti il risultato può arrivare ad apparire straniante.

Un elemento di criticità del film è senza dubbio la direzione degli attori, i quali, in quasi tutti i casi, risultano bizzarri, troppo teatrali, nella loro delivery delle battute. L’unico che in tutta la trilogia sembra aver trovato la giusta chiave di recitazione è Valerio Mastandrea, che nella sua interpretazione bilanciata e controllata costruisce comunque un Ginko credibile.

La conclusione dell’esperimento dei Manetti Bros.

La trilogia dei fratelli Manetti risulta, dunque, coerente nel suo non convincere appieno il pubblico, nonostante si apprezzi il tentativo di portare nelle sale italiane un esperimento stilistico diverso. Bisogna anche sottolineare che si percepisce la passione dei due registi per i fumetti di Diabolik. La messa in scena curata nei minimi dettagli e la fedeltà alla storia, tuttavia, non bastano perché passino in secondo piano i dialoghi lenti e la musica a tratti veramente troppo didascalica.

Diabolik – Chi sei? rimane comunque un film godibile ed un apprezzabile esperimento di genere nel panorama cinematografico italiano.

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Scritto da Sofia Granata

Un commento su “Diabolik – chi sei? dei Manetti Bros: la conclusione di un esperimento che non convince”

  1. Dopo i primi due della trilogia , mi rifiuto di vedere il terzo ,noiosissimi .Gianniotti super ingessato e per nulla realistico invidio il tempo in cui lo vidi interpretato dal grande Jhon Philips Law

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