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La figura di Ed Gein è da sempre avvolta da un’aura di mistero e terrore. La serie Monster – The Ed Gein Story, creata da Ryan Murphy, offre un’interpretazione che invita a riflettere sulla sua vera natura. La narrazione ci porta a considerare non solo gli atti orribili commessi da Gein, ma anche il contesto psicologico che ha contribuito alla formazione di un individuo così controverso.
La rappresentazione di Ed Gein nella serie
Nei primi episodi, la serie sembra seguire il formato tradizionale di un biopic, con uno sguardo superficiale sulla vita di Gein. Tuttavia, la narrazione si evolve, svelando il suo mondo interiore attraverso sequenze visivamente potenti. I riferimenti ai festini macabri del Terzo Reich, ispirati dalla figura di Ilse Koch, rivelano come le esperienze e le immagini che affollano la mente di Gein si manifestino in modo inquietante. Le torture inflitte agli ebrei durante l’Olocausto diventano una sorta di sfondo per la sua psiche tormentata.
Il conflitto tra realtà e immaginazione
La serie incarna il conflitto tra la realtà e le allucinazioni di Gein, mentre egli si trova a correre insieme a prigionieri in fuga dai campi di sterminio. Questo elemento sottolinea una lotta interiore, diagnosticata poi come schizofrenia. La malattia mentale di Gein non è solo una caratteristica del suo personaggio, ma un fattore cruciale nella sua evoluzione come assassino. La figura della madre, una donna religiosa e oppressiva, gioca un ruolo significativo nel plasmare la sua psiche disturbata, imponendogli la castità e infliggendogli punizioni fisiche per il suo comportamento naturale.
Il dibattito sulla sua natura
Nonostante le sue atrocità, la serie invita a riconsiderare il concetto di mostro. Ed Gein non è solo un ghoul, come lo definivano i media dell’epoca, ma piuttosto un uomo con una storia complessa e disturbata. La narrazione mette in discussione l’idea che i serial killer siano semplicemente demoni, una concezione sostenuta dal criminologo John Douglas, il quale auspicava pene severissime per i criminali, incluso il famigerato BTK Killer.
Un approccio diverso alla criminologia
Al contrario, la visione di Kerry Daynes, una criminologa contemporanea, suggerisce una prospettiva più umana. Daynes sostiene che i serial killer non siano mostri, ma individui con lati oscuri che necessitano di essere compresi e analizzati. La serie, quindi, si allontana dalle narrazioni tradizionali e si concentra sulla complessità della mente di Gein, esplorando le sue vulnerabilità e i fattori scatenanti che lo hanno portato alla violenza.
Il destino di Ed Gein
La storia di Gein si conclude in un manicomio, lontano dalla società e dal sistema giudiziario. Qui, egli vive in un ambiente di isolamento e degrado, dove viene maltrattato dai suoi compagni di sventura. La mancanza di un’adeguata assistenza psichiatrica, un problema noto nel contesto della salute mentale, viene messa in evidenza dalla direzione della struttura, rivelando la realtà cruda di un uomo condannato a una vita di sofferenza e sedazione. La domanda rimane: Ed Gein era un abile assassino o una vittima di una malattia mentale? La serie di Murphy solleva dubbi e stimola la riflessione, ma ciò che è certo è la potenza narrativa della sua opera.