Esplorare il dolore attraverso il cinema horror italiano

Analizziamo come il dolore diventa protagonista nell'horror italiano attraverso la visione del regista Paolo Strippoli.

Il cinema horror si confronta spesso con tematiche profonde e complesse. Il recente lavoro di Paolo Strippoli, ‘La valle dei sorrisi’, non fa eccezione. Presentato in anteprima al Festival di Venezia, il film esplora il tema del dolore con una sensibilità unica, riflettendo su come gli esseri umani affrontano la sofferenza. In questa intervista, Strippoli condivide le sue esperienze e le ispirazioni che hanno guidato la creazione della sua opera, offrendo uno sguardo privilegiato nel mondo di un regista che non teme di affrontare le ombre della condizione umana.

Il dolore come tema centrale

Strippoli descrive il dolore come un “morbo appiccicoso”, una ragnatela dalla quale è difficile liberarsi. Questa metafora rappresenta perfettamente la lotta interiore che ogni individuo affronta quando si confronta con situazioni di grande sofferenza. Il regista rivela che, durante la scrittura del film, lui e i suoi co-sceneggiatori, Milo Tissone e Jacopo Del Giudice, si sono trovati a riflettere su esperienze personali e collettive, cercando di comprendere come le persone tendano a fuggire dalle proprie emozioni piuttosto che affrontarle. Questo approccio ha dato vita a un racconto che non solo intrattiene, ma invita anche alla riflessione.

“Il rapporto dell’essere umano con la sofferenza è qualcosa che accomuna tutti noi”, afferma Strippoli. “Volevamo raccontare le scorciatoie che scegliamo per evitare di affrontare il dolore.” Queste considerazioni hanno portato alla creazione di un film che, pur essendo un horror, riesce a toccare corde emotive profonde e universali.

Il lavoro con gli attori: creare autenticità

Nel genere horror, la capacità degli attori di calarsi in situazioni estreme è fondamentale. Strippoli spiega che ha lavorato intensamente con i suoi interpreti, chiedendo loro di mantenere un legame con la realtà anche quando si trovavano di fronte a elementi paranormali. “Ho chiesto agli attori di cercare punti di riferimento concreti nella loro vita”, dice. Questa metodologia ha permesso di costruire personaggi credibili e tridimensionali, in grado di suscitare empatia nel pubblico.

Particolare attenzione è stata dedicata al personaggio di Matteo Corbin, interpretato da Giulio Feltri, che rappresenta una figura chiave nel film. Strippoli ha lavorato a lungo con Feltri per sviluppare un personaggio che, nonostante la giovane età, riuscisse a incarnare le complessità e le sfide dell’adolescenza. “Volevo che Matteo fosse reale, che mostrasse sinceramente le sue difficoltà”, afferma il regista, sottolineando l’importanza di dare vita a figure che possano risuonare con il pubblico.

Riflessioni sul genere horror e il futuro

Quando si parla di horror, è inevitabile considerare come il genere possa evolversi. Strippoli crede fermamente che l’horror debba riflettere la contemporaneità, mantenendo sempre viva la sua capacità di spaventare e disturbare. “Spero che questo film lasci qualcosa nello spettatore”, dice, evidenziando il desiderio di creare un legame emotivo profondo. “Non deve necessariamente essere un messaggio, ma piuttosto una sensazione.”

Guardando al futuro, Strippoli manifesta il desiderio di continuare a esplorare il genere horror, ma è anche curioso di affrontare altre strade. Il suo prossimo progetto, attualmente in fase di montaggio, è un thriller psicologico che segna una svolta rispetto ai suoi lavori precedenti. “Non mi sento un regista horror”, afferma, “ma la mia passione per il genere rimarrà sempre.”

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