Jeunes mères: un viaggio nel neorealismo dei Dardenne

Scopri come il film 'Jeunes mères' affronta il tema della maternità con un approccio neorealista coinvolgente.

Il cinema dei Dardenne è da sempre una finestra aperta sulle vite di chi lotta. Con ‘Jeunes mères’, i due cineasti belgi ritornano a esplorare il tema della maternità, ma questa volta lo fanno attraverso una lente corale che abbraccia le storie di cinque giovani madri. Jessica, Perla, Julie, Naima e Ariana vivono in una casa famiglia, ognuna con i propri sogni, paure e desideri. In questo contesto, il film non si limita a raccontare, ma si immerge nelle emozioni e nelle esperienze quotidiane di queste ragazze, rendendo il pubblico testimone della loro lotta per un futuro migliore.

Il respiro del neorealismo

Con ‘Jeunes mères’, i Dardenne mostrano il meglio della loro visione neorealista. Non si tratta di costruire una trama artificiale, ma piuttosto di mettere le protagoniste di fronte a situazioni reali che le spingono ad agire. La scrittura, rispetto al precedente ‘Tori e Lokita’, è decisamente più fluida, permettendo ai personaggi di emergere senza il peso di una struttura drammaturgica opprimente. Ogni volto, ogni gesto racconta una storia: Jessica che segue la madre, Perla che cerca aiuto dalla sorella, e le interazioni spesso cariche di tensione. I Dardenne riescono a catturare l’immediatezza e l’autenticità delle loro bravissime attrici non professioniste, rivelando la verità dietro i loro piccoli e grandi sogni.

Emozioni in primo piano

In questo film, si percepisce chiaramente il battito di un cuore in attesa, una poesia di Apollinaire citata in un momento di intimità, un abbraccio liberatorio che parla più di mille parole. Ogni incontro è carico di significato e spesso il confine tra finzione e realtà diventa sfumato. La questione della maternità, ad esempio, viene affrontata con una sensibilità che non scade nel didascalismo, ma sprigiona un’autentica rabbia e dolore. Ci si sente coinvolti, come se si stesse vivendo in prima persona le esperienze di queste giovani madri, le quali non sono solo semplici protagoniste, ma simboli di una lotta più grande.

Un orizzonte di speranza

Nonostante i drammi che segnano le vite delle ragazze, c’è sempre un filo che unisce le loro esperienze. La lettera che una di loro scrive alla figlia quando compirà diciotto anni è una delle scene più toccanti e, sebbene sia stata costruita con precise indicazioni di regia, riesce a catturare l’essenza di un impulso umano profondo. Mescola tristezza e gioia, le difficoltà del presente e la speranza per il futuro. La vita, con tutte le sue incertezze e sfide, continua a scorrere, e i piccoli momenti di libertà, come una giovane coppia in motorino o le auto che sfrecciano, sono simboli di una ricerca di riscatto e di un desiderio di fuga.

Un film che rielabora il passato

In ‘Jeunes mères’, i Dardenne non cercano di ripetere formule già viste, ma piuttosto di rielaborare il loro passato cinematografico con freschezza. Non si tratta di un semplice ritorno alle origini, ma di un’evoluzione che mantiene intatta la loro coerenza stilistica. Lo sguardo, sia cinematografico che morale, è quello giusto per affrontare queste storie. Personalmente, ho trovato che il film riesca a trasmettere una luminosità inaspettata, come quella di ‘Due giorni, una notte’, lasciando intravedere possibilità di cambiamento e miglioramento anche nelle situazioni più difficili. La forza delle storie raccontate è la vera protagonista, e ‘Jeunes mères’ si inserisce tra i lavori più ispirati dei Dardenne, dimostrando ancora una volta la loro abilità nel narrare le complessità della vita umana.

Scritto da Staff

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