La connessione cinematografica tra Jean-Pierre Melville e Fernando Di Leo: un’analisi approfondita

Esplora il legame artistico tra Jean-Pierre Melville e Fernando Di Leo attraverso l'analisi approfondita della sceneggiatura di 'Gli ultimi professionisti'. Scopri come le loro visioni cinematografiche si intrecciano e influenzano il panorama del cinema noir.

Nell’ambito del cinema di genere italiano, Fernando Di Leo emerge come figura fondamentale, la cui opera è stata profondamente influenzata dal maestro francese Jean-Pierre Melville. In un’intervista del 1988, Di Leo ha condiviso la sua ammirazione per Melville, rivelando dettagli inediti riguardo alla sua carriera e al legame tra i due registi.

Il legame tra Melville e Di Leo

Nel corso degli anni, Di Leo ha frequentemente sottolineato come i film di Melville abbiano lasciato un’impronta indelebile sulla sua opera. Durante l’intervista, ha dichiarato di poter analizzare a memoria le opere del regista francese, descrivendo come Milano calibro 9 prenda ispirazione da Tutte le ore feriscono… l’ultima uccide. Questa connessione creativa ha portato Di Leo a affermare: “Senza Melville, forse non avrei mai fatto cinema”.

Un incontro fortuito

Un episodio significativo avvenne nel 1972, quando Di Leo incontrò casualmente Raymond Pellegrin, attore francese impegnato nel doppiaggio di un film. Durante la conversazione, Di Leo espresse il desiderio di incontrare Melville, dando avvio a un’opportunità inaspettata.

La sceneggiatura di ‘Gli ultimi professionisti’

Qualche settimana dopo, Pellegrin contattò Di Leo per informarlo che Melville stava preparando il film Un flic. Nonostante le difficoltà, Di Leo dichiarò di voler scrivere una sceneggiatura insieme al regista francese. Questo desiderio si concretizzò quando iniziò a lavorare su Gli ultimi professionisti, una storia che esplora il destino di un gangster e di un poliziotto, uniti da un legame di rispetto reciproco.

Un racconto di rispetto e rivalità

La trama di Gli ultimi professionisti segue le vite di un gangster, ormai in carcere, e di un poliziotto prossimo alla pensione. Stanco della sua esistenza monotona, il poliziotto decide di pianificare un colpo audace, per il quale necessita dell’aiuto del gangster. Questo intreccio di destini e scelte difficili riflette l’essenza del cinema noir, un genere che entrambi i registi hanno contribuito a definire.

Il sogno di una collaborazione

Di Leo, convinto del potenziale di Gli ultimi professionisti, presentò la sua idea a Armando Novelli. Quest’ultimo mostrò entusiasmo e propose di fare di questo progetto una coproduzione internazionale. La visione era di avere un attore francese nel ruolo del poliziotto e uno italiano per il gangster, unendo così le forze creative di entrambi i paesi.

Il primo incontro con Melville

Durante il primo incontro, Di Leo si trovò in una situazione di grande emozione. Melville, con il suo inconfondibile stile e il suo accento, riuscì a mettere a proprio agio Di Leo. I due approfondirono temi che andavano oltre il cinema, come musica e letteratura, creando un legame profondo che superava la semplice collaborazione artistica.

Il lento declino della collaborazione

Nonostante l’iniziale entusiasmo, il progetto di Gli ultimi professionisti subì un rallentamento quando Melville iniziò a manifestare segni di malattia. Le comunicazioni divennero rare e la sceneggiatura, elaborata con passione, venne messa in standby. Melville morì nel 1973, portando con sé il sogno di una collaborazione tra due giganti del cinema.

Un’eredità duratura

Malgrado l’assenza di tracce documentate della sceneggiatura, l’influenza di Jean-Pierre Melville su Fernando Di Leo è innegabile. La visione e l’approccio di Melville al noir hanno lasciato un segno profondo, continuando a ispirare generazioni di cineasti. La storia di Di Leo e Melville testimonia il potere del cinema di unire culture e visioni artistiche diverse.

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Max Torriani

Ex giornalista Mediaset licenziato per "eccesso di sincerità". Oggi scrive da freelance con totale libertà di pensiero.