Argomenti trattati
Il cinema italiano contemporaneo si confronta con tematiche sempre più attuali, come l’auto-isolamento giovanile e la ricerca di identità. In questo panorama, il film ‘La cosa migliore’, diretto da Federico Ferrone, si distingue per la sua capacità di affrontare questioni complesse attraverso la storia di un giovane in cerca di appartenenza. Ambientato in una provincia post-industriale del nord Italia, il film racconta la vita di Mattia, un ragazzo che si esprime attraverso la musica hip-hop, ma che si trova a fronteggiare difficoltà relazionali e familiari in un contesto multiculturale.
La parabola di Mattia
La narrazione si sviluppa attorno alla figura di Mattia, il cui percorso di crescita è segnato dalla tragica morte del fratello maggiore. Questo evento funesto lo spinge a lasciare la scuola e a cercare risposte nel lavoro e nella religione. La sua avvicinanza all’Islam, attraverso il collega marocchino Murad, rappresenta un tentativo di trovare un senso in un mondo che sembra respingerlo. Tuttavia, la scelta di avvicinarsi a una nuova identità culturale non risolve i suoi conflitti interiori, anzi, lo porta a un progressivo isolamento.
Tematiche di accoglienza e rigetto
Il film di Ferrone si inserisce in un dialogo con altre opere italiane, come ‘Terraferma’ di Emanuele Crialese, che affrontano il tema dell’accoglienza e del rigetto in contesti di conflitto sociale. Entrambi i film presentano protagonisti in cerca di stabilità e appartenenza, ma con prospettive diverse. Mentre ‘Terraferma’ esplora le dinamiche di solidarietà e legge in un’isola siciliana, ‘La cosa migliore’ si concentra sulla solitudine di un giovane che cerca risposte in un mondo complesso e spesso ostile.
Critiche e riflessioni
Nonostante la scrittura efficace e la capacità di Ferrone di muoversi nel panorama dell’Islam, il film presenta alcune scelte narrative discutibili. La perdita del fratello, che rappresenta il vero dramma di Mattia, viene trattata in modo superficiale, e alcuni personaggi secondari risultano poco sviluppati. Tuttavia, il regista riesce a portare avanti una riflessione profonda sul bisogno di appartenenza e sull’auto-isolamento giovanile, temi di grande rilevanza nella società contemporanea.