Laura Citarella e il Pampero Cine: un racconto di cinema e comunità

Laura Citarella racconta il suo legame con il cinema indipendente e l'importanza dei festival per la comunità.

Il mondo del cinema, spesso percepito come un’entità distante e isolata, trova nelle piccole comunità il suo terreno più fertile. Questo è esattamente ciò che ha vissuto Laura Citarella, regista argentina, durante la sua partecipazione all’Umbria Film Festival. Accolta con calore nel pittoresco borgo di Montone, Citarella ha condiviso la sua esperienza, mettendo in luce l’importanza dei festival per il cinema indipendente e il legame profondo tra l’arte e la comunità.

Un’accoglienza calorosa e un riconoscimento simbolico

All’Umbria Film Festival, Citarella ha avuto l’onore di ricevere le chiavi della città, un gesto simbolico che ha sottolineato il forte legame tra la regista e i cittadini. “Non avrei mai pensato di essere accolta con così tanto affetto,” ha dichiarato, visibilmente colpita. Questo riconoscimento ha reso evidente il calore e l’apprezzamento per il suo lavoro, in particolare per il suo film ‘Trenque Lauquen’, scelto come miglior film dell’anno dai Cahiers du Cinéma. La pellicola, distribuita da MUBI, è un’opera che si distingue per la sua narrazione unica, suddivisa in due parti che invitano alla riflessione.

Durante il festival, Citarella ha descritto Montone come un luogo familiare, simile a una festa di paese dove ogni partecipante gioca un ruolo attivo. Questa sensazione di comunità è cruciale per il suo approccio al cinema, che si basa su un profondo legame tra i membri del collettivo Pampero Cine, di cui è parte integrante. “Il nostro cinema nasce da un gruppo di persone che condividono tempo, idee e passione,” ha spiegato, evidenziando l’importanza di tali dinamiche nella creazione artistica. Ma quanto può influenzare un ambiente così accogliente la creatività di un artista? La risposta è nelle opere che nascono da queste collaborazioni.

Il Pampero Cine e la creatività collettiva

Il collettivo Pampero Cine, attivo nel panorama del cinema argentino, è noto per la sua innovativa e sperimentale produzione cinematografica. Citarella ha collaborato con registi come Mariano Llinás, Alejo Moguillansky e Agustín Mendilaharzu, creando opere che sfidano le convenzioni del settore. Daniele Dottorini, che ha introdotto Citarella durante l’incontro, ha descritto il Pampero Cine come una delle realtà più emozionanti nel panorama cinematografico contemporaneo. “Il loro lavoro è un organismo in continua evoluzione,” ha affermato, sottolineando come i film non siano semplici prodotti, ma esperienze condivise che crescono e si trasformano nel tempo.

Citarella ha rivelato che il suo film ‘Trenque Lauquen’ esplora il personaggio di Laura, che ritorna in modi diversi nei suoi lavori. Questo elemento ricorrente riflette un approccio narrativo che si ispira a grandi autori come François Truffaut e Nanni Moretti. Tuttavia, la regista è attenta a non creare una continuità narrativa rigida: “La Laura di ‘Trenque Lauquen’ non ha memoria del film precedente,” ha chiarito. Questo approccio riflette un’evoluzione sia personale che artistica, in cui il cinema diventa un documento di crescita e scoperta. Ma ti sei mai chiesto come un personaggio possa evolvere nel tempo, mantenendo la sua essenza? La risposta è nell’arte della narrazione.

L’importanza dei festival per il cinema indipendente

Citarella ha condiviso anche la sua esperienza nei festival di cinema, evidenziando il valore dei festival più piccoli rispetto a quelli di grande visibilità. Sebbene riconosca l’importanza di eventi come la Mostra del Cinema di Venezia o la Berlinale per la distribuzione dei film, ha sottolineato che i festival più intimi offrono un’opportunità unica per connettersi realmente con il pubblico. “Nei piccoli festival, come l’Umbria Film Festival, ho potuto vedere da vicino il rapporto tra il film e il pubblico,” ha affermato, evidenziando come ciò possa riempire di significato il lavoro di un cineasta.

Citarella ha concluso esprimendo un rinnovato senso di fiducia nel pubblico, sottolineando come nei festival più grandi ci siano troppi intermediari e questo possa compromettere il legame tra l’opera e gli spettatori. “Nei festival piccoli, invece, ho potuto percepire il miracolo puro di un film che incontra il suo pubblico,” ha affermato, confermando l’importanza di spazi come l’Umbria Film Festival per il futuro del cinema indipendente. Ma, alla fine, cosa rende davvero speciale un festival? La risposta è semplice: la possibilità di vivere l’arte in modo autentico e diretto.

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