L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice: una commedia fra il caos sociale e l’intreccio amoroso

Le vite di un impiegato, una prostituta e un giovane arabo senzatetto si intrecciano in una piccola cittadina della provincia francese, che è in subbuglio a causa di un attentato terroristico.

L’ultimo film del regista francese Alain Guiraudie, che ha aperto la sezione Panorama dell’ultima Berlinale, è un insolito ensamble di personaggi che riflette le tensioni sociali della contemporaneità provinciale.

L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice: le contraddizioni del moderno

L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice è un film complesso, ma allo stesso tempo semplice: Guiraudie, seguendo una trama chiara e lineare, cerca di fotografare l’assurdità e le contraddizioni del mondo moderno, attraverso una messa in scena piena di contrapposizioni.

Le parole chiave sono, infatti, paura e accoglienza, amore e violenza, rifiuto e attaccamento. Il timore nei confronti del diverso, rappresentato dal personaggio di Selim, si confronta con lo spirito ospitale – sebbene pieno di dubbi – di Médéric. Quest’ultimo, teneramente innamorato di Isadora, è la perfetta antitesi del marito violento e possessivo della donna.

Questa serie di contrapposizioni risulta comunque in armonia nella complessità della rappresentazione della contemporaneità.

In tutto questo caos sociale, è comunque sempre l’amore a muovere i protagonisti e a cementificare le loro convinzioni: i personaggi si aggrovigliano in un intreccio amoroso inestricabile, che tiene gli spettatori incollati allo schermo, trasportati in una realtà disordinata e travolgente.

Tra desiderio e paranoia

Si tratta del primo film urbano del regista francese, che torna a dirigere una commedia dai toni decisamente più leggeri rispetto ai suoi due ultimi lungometraggi, ma senza per questo rinunciare all’esplorazione dei problemi sociali più impegnativi. Guiraudie porta l’attualità all’interno di un piccolo appartamento della provincia francese e la condisce di leggerezza e quotidianità.

“Il film si snoda fra desiderio e paranoia”, afferma il regista, “Ho vissuto i recenti attacchi terroristici (il Bataclan, Strasburgo, Nizza…) in maniera simile a quella di Médéric, inchiodato al telegiornale”. Guiraudie gioca, infatti, con questo effetto metacinematografico, mostrando gli schermi di televisioni e computer, attraverso i quali la tragedia della violenza entra nella quotidianità del protagonista, nonostante l’atto terroristico avvenga a poca distanza dalla sua stessa casa. In questo modo, viene rappresentata l’eco mediatica di questi eventi tragici e l’influenza che essa esercita sulla quotidianità delle persone.

Selim incarna uno dei temi principali del film: il timore verso lo straniero. “La paura instillata dagli attentati è tanto più tossica quanto irrazionale. Il film tiene conto di questa idea e anche un uomo di città piuttosto “aperto” come Médéric si lascia sopraffare da questa paura”, conferma Guiraudie. La figura di Selim, però, non è ridotta ai clichés dell’arabo, ma porta con sé anche una forte carica erotica, la cui controparte femminile è Isadora. Il personaggio della prostituta, infatti, è la rappresentazione di un’altra categoria emarginata nella società.

Trama

Francia centrale: Médéric (Jean-Charles Clichet) è un trentacinquenne che si innamora della prostituta di mezza età Isadora (Noémie Lvovsky). Mentre cerca di strapparla al marito violento e geloso, Médéric si ritrova suo malgrado a prendersi cura di Selim (Iliés Kadri), un giovane arabo senzatetto, il quale, però, si sospetta abbia a che fare con l’attentato terroristico che ha sconvolto la cittadina francese.

“Vieni, ti accompagno”

La traduzione del titolo originale del film, “Viens, Je t’emmene“, è letteralmente “Vieni, ti accompagno” ed è esattamente ciò che fa il regista in questo lungometraggio. Guiraudie guida gli spettatori nel labirintico intreccio d’amore e di sospetti che si srotola sullo schermo, in un viaggio pieno di riflessioni e ironia.

In uscita nelle sale italiane dal 27 aprile.

Scritto da Sofia Granata

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