Recentemente, abbiamo avuto l’opportunità di immergerci nel mondo del CortoCircuito Film Festival, dove è stato presentato il cortometraggio “Noi, nessuna persona plurale”. Si tratta di un’opera affascinante di body horror, firmata dai talentuosi cineasti italiani Riccardo Tampoia e Diego Fossati. Ma questo corto non è solo una semplice rappresentazione visiva; è un vero e proprio viaggio nei meandri della sessualità e dell’identità, che affronta temi complessi e attualissimi. Ti sei mai chiesto quanto la nostra società riesca a comprendere le sfide legate all’identità e alla diversità?
Il concept e le ispirazioni dietro il cortometraggio
Il corto nasce da una necessità condivisa tra Tampoia e Fossati di esplorare la complessità delle relazioni moderne, in particolare l’amore non monogamo. In una società che spesso fatica ad accettare tali dinamiche, il protagonista è un giovane con una diversità fisica che vive la propria sessualità in modo deviato, intrappolato tra desideri inconfessabili e norme sociali imposte. Il titolo, “Noi, nessuna persona plurale”, riflette perfettamente questa dualità, suggerendo un’identità collettiva che si dissolve nell’anonimato. Ti sei mai trovato a riflettere su quanto sia difficile esprimere la propria vera essenza in una società che ha aspettative così rigide?
Il finale del corto richiama alla mente opere precedenti, come “The Big Shave” di Martin Scorsese, dove il gesto masochista diventa simbolo di autodistruzione. Tuttavia, in “Noi, nessuna persona plurale”, l’autodistruzione è più intima e personale, rappresentando il soffocamento dei desideri e la rinuncia silenziosa a una vita autentica. La scrittura è emersa come un processo collaborativo, con entrambi i registi che hanno contribuito attivamente, dando vita a una visione artistica attraverso un lavoro di squadra fluido e naturale.
Collaborazione creativa e processo di realizzazione
La sinergia tra Tampoia e Fossati è palpabile e affonda le radici in un lungo percorso condiviso che risale ai tempi della scuola superiore. La scrittura e la regia sono state affrontate con un approccio equilibrato, nonostante occasionali divergenze creative. Un esempio significativo è una scena ambientata in un mercato, dove le visioni di Tampoia e Fossati sembravano inizialmente inconciliabili. Ma, sorprendentemente, la risoluzione di queste divergenze ha portato a una realizzazione che ha superato le aspettative, dimostrando come la fiducia reciproca possa generare risultati sorprendenti. Ti sei mai chiesto quanto possa essere potente la collaborazione quando si tratta di creare arte?
Fonti d’ispirazione e l’estetica del corpo nel cinema
Riflettendo sulle influenze artistiche, Tampoia e Fossati citano David Cronenberg come una delle principali fonti d’ispirazione, evidenziando l’importanza del cinema del corpo e dell’immaginario legato al body horror. L’idea originale di mostrare il “mostro” all’interno della gola del protagonista ha subito un’evoluzione a causa di vincoli di budget, portando a una scelta stilistica intrigante. In questo modo, ciò che non è visibile diventa ancora più inquietante, esaltando l’elemento del terrore psicologico. La tensione creativa tra il visibile e l’invisibile, tra il corporeo e l’astratto, arricchisce ulteriormente la narrazione del corto. Ti sorprende come il cinema possa giocare con le nostre paure più profonde utilizzando ciò che non vediamo?