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Il film “When It Rains in LA” si presenta come una delle ultime incarnazioni del cinema trash, un genere che ha trovato nuova vita nelle piattaforme digitali. La pellicola, diretta da David M. Parks, cerca di affrontare il tema dell’home invasion, ma il risultato è una miscela di stereotipi e situazioni già viste che lasciano poco spazio all’originalità. Con una produzione che sembra più interessata al posizionamento algoritmico che a una narrazione coerente, questo film rappresenta un netto passo indietro rispetto ai thriller più noti del genere.
Un’analisi della trama
La trama ruota attorno a Sascha, interpretata da Monroe Cline, una giovane donna dell’Est Europa che decide di recarsi a Los Angeles per distrarsi dalla recente perdita del marito. Tuttavia, la sua innocente visita si trasforma in un incubo quando si rende conto di essere pedinata da misteriosi assassini. Questo spunto narrativo, che avrebbe potuto svilupparsi in un racconto avvincente, risulta invece scontato e privo di tensione. La sceneggiatura, che avrebbe dovuto sostenere il ritmo del racconto, è caratterizzata da dialoghi noiosi e da una progressione lenta, rendendo difficile l’immedesimazione con i personaggi.
La qualità tecnica del film
Dal punto di vista tecnico, il film non riesce a brillare. La regia appare piatta e poco ispirata, con una messa in scena che non riesce a creare l’atmosfera di suspense tipica del genere. Le performance attoriali risultano mediocri, con interpreti che sembrano privi di espressività e profondità. Inoltre, il montaggio è sconclusionato, rendendo il film difficile da seguire e contribuendo a un’esperienza visiva poco coinvolgente. In un’epoca in cui il pubblico è abituato a produzioni di alta qualità, “When It Rains in LA” si ferma ben al di sotto delle aspettative.
Il confronto con altri film del genere
Quando si parla di film che affrontano il tema dell’home invasion, è impossibile non pensare a titoli come “The Strangers” o “Funny Games”, che hanno saputo coniugare tensione e originalità. A differenza di questi, “When It Rains in LA” non riesce a costruire alcuna forma di suspense e il suo tentativo di colpire il pubblico attraverso cliché scontati risulta fallimentare. Mentre film come “Sharknado” giocano consapevolmente con il trash e ironizzano sulla loro natura, questa pellicola sembra priva di un simile intento, anzi, sembra prendere sul serio un soggetto già di per sé debole.
Considerazioni finali
In sintesi, “When It Rains in LA” è un film che sconsiglio vivamente a chi cerca una narrazione avvincente e ben strutturata. I suoi difetti sono evidenti e, nonostante la durata contenuta di circa un’ora e venti minuti, l’esperienza di visione risulta lunga e noiosa. Se l’intento era quello di intrattenere, il risultato è un’opera che fallisce miseramente in questo compito. La pellicola è una chiara testimonianza di come, anche nel panorama del cinema contemporaneo, ci siano ancora prodotti che non meritano di essere visti.