Riflessioni sul terzo capitolo dei diari di Yervant Gianikian

Il nuovo film di Gianikian offre uno sguardo profondo sulla vita e sulla memoria, intrecciando il personale e l'artistico.

Il terzo capitolo dei diari di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi rappresenta un culmine emotivo e artistico di un percorso iniziato anni fa. Con una struttura che si definisce come un vero e proprio filmino di famiglia, il regista riesce a tessere la narrazione della vita di Angela attraverso ricordi, immagini e suoni che evocano una profonda intimità. Questo lavoro non è solo un omaggio, ma un tentativo di esplorare la complessità della vita e della morte, utilizzando il medium cinematografico come strumento di connessione tra passato e presente.

Un viaggio cinematografico attraverso la memoria

Nel realizzare questo capitolo, Gianikian ha utilizzato un approccio che combina l’analisi storica con la narrazione personale. Il film si rivela come un archivio visivo, un luogo dove le immagini di eventi storici si mescolano con i ricordi privati. Le scene di vita quotidiana, come le cene con amici e le vendemmie, si alternano a momenti di riflessione profonda sulla malattia e sulla perdita. In questo modo, il film non solo racconta una storia, ma invita lo spettatore a condividere un’esperienza sensoriale e tattile, capace di evocare emozioni e riflessioni.

Il montaggio, realizzato con maestria da Luca Previtali, gioca un ruolo cruciale nel trasmettere questa dimensione emotiva. Attraverso una varietà di linguaggi e sonorità, il film riesce a creare un ponte tra diverse culture e storie, rendendo omaggio all’eredità artistica di Angela. La sua arte, rappresentata attraverso disegni e vignette, si trasforma in un elemento centrale della narrazione, amplificando il messaggio di persistenza e resilienza.

Riflessioni sull’arte e la vita

Questo terzo capitolo si distacca dai precedenti, non limitandosi a essere una lettera o un invito, ma diventando un vero e proprio documento di vita. Le rievocazioni di mostre e proiezioni in importanti centri culturali come Londra e Atene forniscono un contesto richiamando l’attenzione del pubblico su come l’arte possa fungere da mezzo di comunicazione universale. Ogni disegno di Angela, ogni ricordo filmato, diventa un tassello che compone un mosaico complesso, in cui ogni elemento è fondamentale per la comprensione dell’intera opera.

Le immagini, talvolta sbiadite e erose dal tempo, riflettono la fragilità della memoria e la ricerca della vita, creando un parallelismo con la ricerca del regista. Il film si conclude con una nota di speranza, evidenziando come, nonostante le difficoltà, l’atto di fare cinema possa rimanere un atto vitale, capace di unire le generazioni e di dare voce a storie che altrimenti rischierebbero di essere dimenticate.

Conclusioni e futuro del cinema

Il lavoro di Gianikian e Ricci Lucchi continua a evolversi, dimostrando che la memoria e l’arte sono interconnesse in modi profondi e significativi. Questo terzo capitolo non è solo una testimonianza del passato, ma un invito a riflettere su come il cinema possa essere un mezzo per esplorare e comprendere la complessità della vita umana. La sfida, ora, è quella di continuare a cercare la vita, anche nei momenti più difficili e dolorosi, e di celebrare il potere della narrazione per mantenere viva la memoria.

Scritto da Staff

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