Ripley: La Miniserie Che Rivisita il Classico di Highsmith con Nuove Prospettive

Ripley reinventa il personaggio iconico di Patricia Highsmith in un avvincente noir che cattura l'attenzione.

Il personaggio di Tom Ripley, concepito dalla scrittrice Patricia Highsmith, è diventato un simbolo della letteratura contemporanea grazie alla sua complessità e ambiguità. La sua storia ha subito numerose reinterpretazioni nel corso degli anni, sia in forma letteraria che cinematografica. La recente miniserie Ripley, disponibile su Netflix, segna un nuovo capitolo in questa saga, riproponendo il racconto in una chiave distintiva e intrigante.

La serie, creata da Steve Zaillian e interpretata da Andrew Scott nel ruolo principale, offre una versione più oscura e riflessiva del racconto originale. Mentre il film del 1999, The Talented Mr. Ripley, con Matt Damon, ha presentato un’Europa vibrante e affascinante, la miniserie di Netflix si distingue per il suo tono più cupo e atmosferico, riflettendo le delusioni e le complessità della vita degli espatriati.

Una narrazione rinnovata e complessa

Nel contesto della serie, Ripley è ingaggiato dal facoltoso Herbert Greenleaf, interpretato da Kenneth Lonergan, per rintracciare suo figlio Dickie, scomparso in Italia con la sua compagna Marge, interpretata da Dakota Fanning. A differenza del romanzo, dove i personaggi sono più giovani, la versione di Zaillian offre protagonisti con quasi vent’anni in più, il che aggiunge una profondità inedita alla loro psicologia e alle loro scelte di vita.

Il riflesso delle aspirazioni perdute

In questa nuova luce, le aspirazioni sfumate e l’inadeguatezza dei personaggi diventano evidenti. Dickie, interpretato da Johnny Flynn, non è il carismatico artista che ci si aspetterebbe, ma piuttosto un giovane privo di autentico talento, il che rende il desiderio di Ripley di sostituirlo ancora più complesso. Qui, il tema dell’escapismo si trasforma in una critica alla superficialità di una vita di agi, rivelando che, malgrado le apparenze, Dickie condivide la miseria del padre.

Un’atmosfera noir avvincente

La miniserie si distingue per la sua capacità di costruire tensione attraverso una narrazione avvincente. Ripley non si limita a ripercorrere la trama del romanzo di Highsmith, ma esplora in dettaglio le intricazioni del piano di Ripley mentre si prepara a compiere atti sempre più audaci. Ad esempio, nell’episodio “III Sommerso”, la strategia di Ripley per attirare Dickie in un luogo isolato per compiere il delitto viene analizzata con cura, permettendo agli spettatori di comprendere le sue motivazioni e il suo calcolo.

Un gioco di inganni e ambiguità

Il personaggio di Ripley si presenta come un enigma, tanto affascinante quanto ripugnante. La sua abilità di manipolare le persone e le situazioni solleva interrogativi sulla moralità delle sue azioni. L’ispettore Pietro Ravini, interpretato da Maurizio Lombardi, emerge come l’unico a percepire la vera natura di Ripley, creando un ulteriore strato di suspense e di tensione narrativa. La serie riesce a mantenere un equilibrio delicato tra l’attrazione e l’orrore, rendendo ogni episodio un’esperienza coinvolgente e inquietante.

Un’opera cinematografica di alta qualità

Contrariamente a molte produzioni Netflix, Ripley si distingue per la sua realizzazione di alta qualità. Steve Zaillian, noto per il suo lavoro in film iconici come Schindler’s List e American Gangster, riesce a ricreare atmosfere autentiche degli anni ’60 sia a New York che in Italia. La cinematografia, curata da Robert Elswit, premiato con un Oscar, arricchisce ulteriormente la narrazione, conferendo un aspetto visivo distintivo e affascinante che supera le comuni produzioni contemporanee.

La miniserie Ripley non solo riesce a omaggiare l’opera di Highsmith, ma si propone anche come un’opera autonoma, ricca di sfumature psicologiche e di riflessioni esistenziali. La sua qualità e la sua profondità la rendono un’opera imperdibile per gli appassionati del genere e per chi desidera scoprire un nuovo modo di raccontare storie complesse e avvincenti.

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Alessandro Bianchi

Ex Product Manager di Google Italia, poi 5 anni in startup. Ha lanciato 3 prodotti SaaS e fallito con 2.