Scoprire il body horror: dietro le quinte di Noi, nessuna persona plurale

Un'intervista esclusiva con il regista Riccardo Tampoia, che ci svela il processo creativo dietro il corto body horror Noi, nessuna persona plurale.

Il cinema italiano continua a sorprendere con opere audaci e innovative, e il corto body horror “Noi, nessuna persona plurale” non fa eccezione. Realizzato dai talentuosi Riccardo Tampoia e Diego Fossati, questo corto affronta tematiche complesse come la sessualità e l’identità, utilizzando la forma del body horror per esprimere la lotta interna dei suoi protagonisti. In occasione del CortoCircuito Film Festival, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Riccardo Tampoia, che ha condiviso con noi il percorso creativo dietro il progetto e le fonti di ispirazione che hanno guidato il lavoro.

Il significato profondo dietro il corto

Il corto, descritto da Tampoia come un lavoro che indaga l’autodistruzione intima e identitaria, si distingue per il suo finale che richiama opere iconiche come “The Big Shave” di Martin Scorsese. Ma cosa rende questo film così unico? Non si limita a esplorare il tema della sessualità repressa; lo fa attraverso una lente di sofferenza e rinuncia. La scelta del titolo, “Noi, nessuna persona plurale”, riflette questa dualità, mettendo in evidenza il conflitto tra l’identità collettiva e l’individualità. Riccardo spiega che l’idea di questo cortometraggio è emersa da un dialogo profondo tra lui e Diego, dove entrambi si interrogavano su come l’amore non monogamo fosse percepito nella società contemporanea.

Attraverso la storia di un giovane con una diversità fisica, il film racconta la sua lotta e il suo desiderio di conformarsi a standard socialmente accettati, evidenziando il dolore che deriva dal soffocamento dei propri desideri. Secondo Tampoia, questa rinuncia silenziosa rappresenta una ferita profonda, che si traduce in un conflitto interiore tra l’essere e l’apparire. Ti sei mai chiesto quali siano le conseguenze di non poter esprimere liberamente i propri desideri? Questo corto invita a riflettere proprio su questo aspetto.

Un processo creativo condiviso

Il lavoro di coppia tra Riccardo e Diego è caratterizzato da una sinergia naturale, alimentata da anni di collaborazione. Sin dai tempi della scuola superiore, i due cineasti hanno condiviso esperienze creative che hanno consolidato il loro legame professionale. Riccardo sottolinea che la scrittura del corto è stata un processo condiviso, senza una netta divisione di ruoli. Tuttavia, ci sono stati momenti di divergenza creativa, come durante la realizzazione di una scena ambientata al mercato, dove le visioni iniziali di Riccardo e Diego sembravano inconciliabili. Ma come si supera una situazione del genere? La loro capacità di confrontarsi e trovare un compromesso ha portato a un risultato finale che ha superato le aspettative, dimostrando la forza della loro partnership.

Questa collaborazione non si limita alla scrittura, ma si estende anche alla fase di produzione, dove entrambi hanno contribuito attivamente a ogni aspetto del progetto. Riccardo afferma che lavorare insieme è sempre stato stimolante e che ogni discussione ha arricchito il processo creativo, portando a un prodotto finale che riflette le loro visioni combinate. In un mondo cinematografico spesso dominato da individualismi, la loro unione rappresenta un esempio brillante di come la collaborazione possa portare a risultati straordinari.

Ispirazioni e influenze

Quando si parla di influenze cinematografiche, Riccardo Tampoia cita il lavoro di David Cronenberg come una delle principali fonti d’ispirazione per “Noi, nessuna persona plurale”. Il desiderio di realizzare un film che esplori il corpo e le sue complessità ha spinto i registi a creare un’opera che fosse non solo visivamente inquietante, ma anche emotivamente coinvolgente. L’intenzione di rendere il “mostro” all’interno del protagonista un elemento centrale della narrazione, pur non rendendolo sempre visibile, ha dato al film un’aura di mistero e tensione. Chi non ama un po’ di suspense?

Il budget limitato ha costretto il team a prendere decisioni creative, come quella di nascondere il “mostro” nella gola del protagonista, una scelta che, paradossalmente, ha accresciuto il fascino dell’opera. La capacità di trasformare una limitazione in un’opportunità è un indicatore del potenziale creativo di Tampoia e Fossati, che continuano a spingere i confini del cinema indipendente italiano. E tu, quanto sei disposto a spingere i tuoi limiti per raggiungere i tuoi obiettivi? Questo corto è un invito a riflettere non solo su cosa si vede, ma anche su ciò che si nasconde dietro le apparenze.

Scritto da Staff

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