Un viaggio alcolico tra le città di pianura

Un'analisi del film di Francesco Sossai, un viaggio tra risate e riflessioni in una provincia dimenticata.

Immagina di trovarti a bere in un bar, con amici che non vedono l’ora di ordinarne un altro. È esattamente questo il succo di “Le città di pianura”, un film di Francesco Sossai che ci porta in un’avventura alcolica attraverso il Veneto. Una storia che sembra provenire da un’epoca in cui il cinema sapeva raccontare le sfide quotidiane in modo più diretto, senza fronzoli. Qui, l’alcol non è solo un mezzo di evasione, ma diventa un legame tra i personaggi, un modo per affrontare la monotonia della vita e la ricerca di un significato più profondo.

Un’ultima bevuta: il significato dell’alcol

La teoria dell’utilità marginale decrescente, un concetto economico che ci dice che la soddisfazione diminuisce con l’aumentare del consumo, non si applica all’alcol. Per i protagonisti, Carlobianchi e Doriano, ogni “un’ultima” è un invito irresistibile, una sorta di mantra che li guida in un viaggio senza meta. Attraverso la provincia, da Venezia a Treviso, i due amici si immergono in un’odissea notturna tra bar e feste, dove incontrano anche Giulio, un studente di architettura che, sebbene timido e serio, diventa parte della loro avventura sgangherata.

Il viaggio tra passato e presente

Il film di Sossai riesce a mescolare il presente con il passato, evocando un cinema che molti di noi ricordano con nostalgia. Ricorderò quando, da ragazzo, mi ritrovai in situazioni simili, tra risate e riflessioni su cosa significasse davvero vivere in provincia. In effetti, la Jaguar di Carlobianchi, seppur rattoppata, diventa un simbolo di un’epoca già finita, ma non del tutto dimenticata. La provincia, con le sue città anonime e i suoi paesaggi piatti, diventa un personaggio a sé stante, un luogo dove l’industrializzazione ha lasciato cicatrici, ma che nasconde anche meraviglie segrete.

La bellezza nei luoghi dimenticati

Un momento chiave del film è quando Giulio si ferma davanti a un dipinto della scuola del Veronese, dove il paesaggio immaginario sembra ignorare l’esistenza della pianura veneta, il vero soggetto del film. Sossai, con il suo sguardo acuto, riesce a catturare la bellezza di quei luoghi dimenticati, pieni di storie non raccontate. È in questo contesto che si svolge il viaggio alcolico dei protagonisti, che culmina in un pellegrinaggio alla Tomba Brion di Carlo Scarpa, un luogo che diventa il simbolo di una ricerca di senso, di un tentativo di elaborare il lutto e la perdita.

Una generazione in ricerca di identità

La generazione di Carlobianchi e Dori è quella di chi ha visto i sogni svanire. Nonostante ciò, non si lasciano andare al nichilismo; piuttosto, si trovano in uno stato di resistenza. Il film riesce a restituire, con un mix di malinconia e poesia, l’essenza di una vita di provincia, fatta di giorni che si susseguono uno dopo l’altro, di pensioni sprecate e di caffè consumati nei bar. La loro ricerca di un’ultima bevuta non è solo un modo per sfuggire, ma un modo per rivendicare un legame che trascende la banalità della vita quotidiana.

Interpretazioni e musica

La forza del film non risiede solo nella sceneggiatura, ma anche nelle interpretazioni. Filippo Scotti emerge come uno degli attori più promettenti, ma sono le interpretazioni di Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla a catturare davvero l’attenzione. Capovilla, con il suo background teatrale, porta sullo schermo una presenza che è sia comica che tragica. Inoltre, le sonorità della colonna sonora, curata dai Krano, accompagnano perfettamente il tono del film, rendendo ogni scena ancora più intensa.

In un mondo in cui le storie più piccole sembrano scomparire, “Le città di pianura” ci ricorda che anche nei luoghi più umili e nei momenti più semplici, si possono trovare bellezze nascoste e verità profonde. La resistenza di Carlobianchi e Dori, la loro ricerca di un legame, è un inno alla vita, a vivere anche quando tutto sembra perduto. E, d’altronde, chi non ha mai alzato il bicchiere per un’ultima volta, sperando che il domani possa portare un cambiamento? Questo film, tra risate e riflessioni, è un viaggio che vale la pena intraprendere.

Scritto da Staff

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