Dragon Trainer: perché rifare un film già perfetto è una follia senza senso

Dragon Trainer in live action: perché rifare un film già perfetto? Scopritelo qui.

In un’epoca in cui i remake si sprecano come dolci a una festa di compleanno, siamo costretti a chiederci: ma che senso ha rifare Dragon Trainer? Questo live action, diretto da Dean DeBlois, non è solo un esercizio di stile ma un vero e proprio tentativo di rimanere aggrappati a un passato che, a quanto pare, non riescono a lasciar andare. Siamo a Berk, un’isola sperduta dove i vichinghi combattono draghi come se non ci fosse un domani. Ma Hiccup, il nostro protagonista, è un’anomalia in questo contesto. Brillante e ingegnoso, ma costantemente sottovalutato. Ma chi se ne frega, giusto?

Un’amicizia improbabile

Hiccup finisce per legare con Sdentato, un drago che, a sorpresa, non è il mostro che tutti pensavano. Ma certo, perché mai un drago potrebbe essere qualcosa di diverso da un semplice animale da abbattere? La loro amicizia è un colpo di scena degno di un film di serie B, eppure ci si aspetta che scuota le fondamenta di una cultura vichinga che, onestamente, ha bisogno di una bella scossa. E qui arriva la prima nota dolente: la storia scorre via che è un piacere, ma di cosa stiamo parlando? Non ci sono contraddizioni, né spunti di riflessione. È tutto così lineare che ci si potrebbe addormentare.

La regia e il comparto tecnico

DeBlois, già regista del cartone animato del 2010, prova a portare questo progetto a un livello superiore. La regia è sufficientemente coinvolgente, certo, ma la domanda sorge spontanea: valeva davvero la pena? Le musiche di John Powell, che già avevano fatto la loro parte nel cartoon, si ripetono in un loop che fa venire voglia di urlare. E i set? Bhè, un mix di location reali e CGI che, per carità, sono di ottima fattura, ma chi non ha già visto questa ricetta innumerevoli volte?

Il conflitto tra tradizione e modernità

La storia di Hiccup è una metafora del conflitto tra tradizione e rinnovamento, ma qui manca il punch. È un po’ come voler spaccare il mondo con un colpo di cucchiaio. La tensione tra padre e figlio è palpabile, ma non abbastanza da salvare un copione che sembra scritto in una notte. E poi ci sono i dialoghi, che a momenti sembrano più che altro un collage di frasi fatte, senza alcun guizzo di originalità.

Riflessioni finali

Alla fine, ci si chiede: perché riprodurre un film che già di per sé era una bomboniera? Questo Dragon Trainer live action è una sorta di travestimento in stile Halloween: non solo fa ridere, ma si fa anche fatica a capire il perché sia stato fatto. La nostalgia è una brutta bestia, e forse il vero drago da combattere qui è proprio quel desiderio di tornare indietro nel tempo. E voi, cosa ne pensate? Siete pronti a ribellarvi contro la moda dei remake o continuerete a rimanere in fila per la prossima delusione cinematografica?

Scritto da Staff

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