Enzo: un viaggio nel cinema di Laurent Cantet

Un'analisi profonda di 'Enzo', l'ultima opera di Laurent Cantet, che esplora la ricerca dell'identità.

Nell’universo cinematografico di Laurent Cantet, ogni film è un viaggio, un’indagine profonda nei meandri dell’animo umano e delle relazioni che ci legano. ‘Enzo’, ultimato da Robin Campillo, si inserisce perfettamente in questo percorso, affrontando temi di crescita, identità e appartenenza in un contesto sociale sempre più complesso. Ambientato a La Ciotat, luogo simbolico della storia del cinema, il film racconta le esperienze di un giovane apprendista muratore, riflettendo con lucidità sulle dinamiche familiari e sociali che lo circondano.

Il mondo di Enzo: tra privilegio e ricerca di identità

Enzo è un ragazzo di sedici anni, cresciuto in una famiglia agiata, ma che decide di rifiutare il percorso di studi che sembra predestinarlo a un futuro brillante. Questo rifiuto, però, non è solo un capriccio adolescenziale; è piuttosto un grido di aiuto, un desiderio di trovare un suo posto nel mondo che non riesce a identificare. La sua vita scorre tra il lavoro in cantiere e le tensioni familiari, mentre cerca un legame autentico con gli altri. Ma cosa significa realmente appartenere? Questa è la domanda centrale che percorre il film, un interrogativo che molti di noi, in un momento o nell’altro, si sono posti.

La dualità della regia: Cantet e Campillo

Il film è frutto della collaborazione tra Laurent Cantet e Robin Campillo, un connubio che riesce a mantenere intatta la visione originale di Cantet, nonostante le difficoltà legate alla sua salute. Campillo, noto per la sua sensibilità e attenzione ai dettagli, riesce a infondere nel film il suo tocco personale, creando un’opera che è sì un tributo al maestro, ma anche una riflessione autonoma. Come direbbe qualcuno, è come un buon vino: ogni sorso rivela nuovi sapori e sfumature. Il risultato finale è un’opera che riesce a catturare l’essenza di entrambe le visioni, offrendo al pubblico un’esperienza cinematografica ricca e stratificata.

Relazioni e conflitti generazionali

La relazione di Enzo con la sua famiglia è complessa e sfaccettata. I suoi genitori, sebbene amorevoli e preoccupati, sembrano non comprendere la sua necessità di distaccarsi da una vita che percepisce come falsa e limitante. Il padre, interpretato da un magistrale Favino, cerca di avvicinarsi al figlio, ma spesso i loro dialoghi si trasformano in incomprensioni. È la stessa dinamica che molti di noi viviamo: il desiderio di comunicare, ma la difficoltà di trovare le parole giuste.

Il legame con Vlad: una connessione profonda

Un elemento centrale nella vita di Enzo è il suo rapporto con Vlad, un operaio ucraino che diventa non solo un amico, ma anche una figura di riferimento. Questa relazione mette in luce il bisogno di Enzo di trovare un modello, una guida che possa aiutarlo a orientarsi in un mondo confuso. Ma è davvero un film sul coming out? Come sottolineato da Campillo, non è questo il fulcro della narrazione. Piuttosto, ‘Enzo’ è un’indagine sulla ricerca di un’identità, sulla costruzione di legami significativi e sulla difficoltà di comunicare le proprie emozioni.

Un’opera che invita alla riflessione

In un’epoca in cui le relazioni sembrano sempre più fragili e le identità in continua evoluzione, ‘Enzo’ offre uno spaccato autentico e toccante della gioventù contemporanea. La domanda finale, che riecheggia nel film, è ‘Qual è il tuo posto?’ Una domanda che risuona forte e chiara, invitando ognuno di noi a riflettere sul proprio percorso e sulla propria ricerca di appartenenza. In un mondo che cambia rapidamente, la risposta potrebbe non essere così semplice, ma il viaggio per trovarla, questo è ciò che conta.

Scritto da Staff

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