In the Hand of Dante: un’opera ambiziosa ma confusa

Un'opera che si propone di unire storia e fiction ma fallisce nel tentativo, risultando caotica e poco convincente.

Il film In the Hand of Dante, diretto da Julian Schnabel, si presenta come un’opera dalle enormi ambizioni, ma che, secondo molti critici, non riesce a soddisfare le aspettative. Con una trama che intreccia le vite di Dante Alighieri e Nick Tosches, interpretato da Oscar Isaac, il film cerca di esplorare il mistero di un manoscritto della Divina Commedia. Tuttavia, il risultato finale è un miscuglio caotico di generi e stili, che sembra più una parodia che un’opera seria.

Una trama confusa e ambiziosa

La narrazione ruota attorno al tentativo di Nick di rubare un manoscritto dantesco, mentre si alternano flashback sulla vita di Dante durante il suo esilio. Questa struttura, che ricorda Il maestro e Margherita di Bulgakov, si propone di collegare il presente con il passato, ma spesso si perde in un intrigo poco avvincente. La presenza di attori di alto calibro come Jason Momoa e Gal Gadot non basta a risollevare un copione che risulta, in più occasioni, ridicolo.

La combinazione di elementi storici, letterari e gangsteristici crea un film che fatica a trovare la sua identità. Le digressioni accademiche sulla Divina Commedia sono inserite in un contesto che cerca di mescolare umorismo e serietà, ma il risultato è un disastro che non riesce mai a convincere. La regia di Schnabel, pur essendo visivamente interessante, sembra seguire una direzione ambigua, lasciando lo spettatore confuso e disorientato.

Le criticità della produzione

La sceneggiatura di In the Hand of Dante è stata criticata per la sua incapacità di bilanciare i diversi elementi narrativi. La ricerca di un’estetica raffinata, con un bianco e nero che sfida le convenzioni, si scontra con la mancanza di coerenza nella trama. Le citazioni ai versi di Dante vengono rese incomprensibili dalla recitazione di Isaac, che non riesce a trasmettere l’essenza del grande poeta. Questo porta a una frustrazione crescente, poiché le aspettative di un’opera intellettualmente stimolante vengono sistematicamente deluse.

Inoltre, il film non riesce a costruire relazioni credibili tra i personaggi. La storia d’amore tra Nick e Gemma Donati, interpretata da Gal Gadot, è priva di qualsiasi chimica, risultando piatta e poco coinvolgente. La ricostruzione storica appare forzata, con dialoghi che sembrano scritti per colmare il silenzio piuttosto che per sviluppare una narrazione avvincente. Questo miscuglio di elementi porta a una sensazione di discontinuità che mina il coinvolgimento dello spettatore.

Conclusione: un’occasione sprecata

In sintesi, In the Hand of Dante si configura come un film che, pur avendo grandi ambizioni, fallisce nel tentativo di unirle in un’opera coerente e appassionante. L’approccio di Schnabel, un regista di indubbio talento, risulta inadeguato a supportare un progetto così complesso. Le sue massime aspirazioni si traducono in un risultato che rimarrà nella memoria come uno dei film peggiori degli ultimi anni.

Seppur ricco di spunti interessanti e di un cast di tutto rispetto, In the Hand of Dante è un esempio di come la mancanza di direzione e coerenza possa compromettere gravemente il potenziale di un’opera cinematografica. Le ambizioni restano tali, rimandando a un’idea di cinema che, purtroppo, non si è mai concretizzata.

Scritto da Staff

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