Argomenti trattati
Richard Chizmar è un autore che merita attenzione, ma spesso rischia di essere sottovalutato. Molti lo associano a Stephen King, con cui ha collaborato in opere come ‘La stanza dei bottoni di Gwendy’. Ma chi si ferma a questa associazione perde di vista la sua individualità e il suo talento unico. I suoi romanzi, come ‘La piuma magica di Gwendy’, sono criticati solo perché mancano della penna del Re. Tuttavia, Chizmar ha dimostrato di avere una voce potente nel mondo della narrativa, come dimostra il suo recente lavoro ‘Inseguendo l’Uomo Nero’, pubblicato in italiano da Sperling & Kupfer nel 2022, e originale ‘Chasing the Boogeyman’.
La trama avvincente di un falso true crime
‘Inseguendo l’Uomo Nero’ è un’opera che sfida le convenzioni del genere thriller, presentandosi come un falso true crime. Chizmar inizia il racconto nel 1988, nella sua cittadina natale di Edgewood, Maryland, dove un serial killer, battezzato dalla stampa come ‘boogeyman’, inizia a seminare il terrore. Una giovane donna viene rapita dalla sua camera da letto e trovata uccisa nel bosco, un crimine che segna l’inizio di una serie di eventi raccapriccianti. La narrazione è avvolta da un’atmosfera di ansia e paura, dipingendo un quadro di psicosi collettiva che coinvolge l’intera comunità.
Un narratore unico e coinvolgente
Il protagonista è proprio Richard, che racconta la storia in prima persona. Ha vent’anni, è un giovane scrittore alle prime armi, appassionato di horror e crimini. La sua connessione con il luogo e con i suoi abitanti diventa il suo principale strumento di indagine. La migliore amica, una giornalista, gli svela dettagli inquietanti, rendendo il racconto ancora più incisivo. Chizmar riesce a catturare l’attenzione del lettore, facendolo immergere completamente nella storia. La sua scrittura è fluida e avvincente, riuscendo a mantenere alta la tensione fino alla fine.
Un’opera che gioca con la verità
Quello che rende ‘Inseguendo l’Uomo Nero’ così affascinante è il modo in cui Chizmar gioca con la verità e la finzione. Ogni dettaglio sembra reale, eppure tutto è frutto della sua inventiva. La postfazione del libro rivela l’inganno: gli articoli di giornale, le fotografie e i dettagli delle indagini sono stati creati ad arte. Eppure, nonostante sia tutto finto, l’effetto è quello di un vero page-turner. La domanda che sorge spontanea è: c’è davvero una differenza così marcata tra una storia vera e una inventata? La potenza di una narrazione può superare la verità dei fatti? Personalmente, credo che la risposta sia no. La paura e l’inquietudine possono essere generate anche da una finzione ben costruita.
Il successo di Chizmar nel genere horror
Chizmar non è solo un autore, ma anche un editore e un punto di riferimento nel panorama del genere horror, grazie alla sua direzione di Cemetery Dance, una rivista dedicata al racconto dell’orrore. Questa esperienza si riflette nel suo stile narrativo, ricco di dettagli e atmosfere che riescono a trasportare il lettore in un mondo oscuro e inquietante. Ogni pagina di ‘Inseguendo l’Uomo Nero’ è una testimonianza della sua abilità di scrittura e della sua comprensione del genere. La sua capacità di stimolare emozioni forti, come la paura e la curiosità, è ciò che rende quest’opera un must-read per gli amanti del thriller e dell’horror.
Una riflessione su realtà e finzione
Infine, ‘Inseguendo l’Uomo Nero’ ci invita a riflettere sulla natura delle storie che raccontiamo e su come queste influenzano la nostra percezione della realtà. Chizmar ci pone di fronte a un dilemma: vale davvero la pena attribuire maggiore valore a un racconto che si presenta come vero rispetto a uno che è chiaramente frutto della fantasia? A mio avviso, la risposta è no. La forza di una narrazione risiede nella sua capacità di coinvolgere e spaventare, indipendentemente dalla sua veridicità. E Chizmar, con la sua opera, riesce a farlo in modo magistrale, lasciando il lettore con un senso di inquietudine che persiste anche dopo aver voltato l’ultima pagina.