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Le Giornate del Muto di Pordenone hanno reso omaggio a una figura fondamentale del cinema d’animazione: Max Fleischer. Questo evento ha celebrato la sua innovativa carriera presentando una retrospettiva di 16 cortometraggi, con il celebre KoKo il Clown protagonista di storie che hanno affascinato generazioni. Fleischer, nato nel 1883 a Cracovia, non era solo un animatore, ma un pioniere che ha dedicato la sua vita alla ricerca di un’animazione sempre più realistica.
Il rotoscopio e la nascita di KoKo il Clown
Negli anni ’10, Fleischer si trovò a lavorare su un progetto per Popular Science Monthly, dove accettò la sfida di migliorare l’animazione. Insieme ai suoi fratelli, sviluppò il rotoscopio, uno strumento rivoluzionario che permetteva di ricalcare i movimenti dei soggetti ripresi dal vivo, portando l’animazione a un nuovo livello di realismo. Questo strumento proiettava le immagini su un pannello di vetro, consentendo agli animatori di disegnare in tempo reale, un processo che ha cambiato profondamente il modo di animare.
Il processo creativo di KoKo
Per dare vita a KoKo, Fleischer utilizzò se stesso come modello, facendosi riprendere mentre saltellava vestito da clown. Il fratello Dave, futuro regista dei cortometraggi, catturò queste immagini che richiesero un anno di lavoro per ottenere un movimento fluido di un minuto. KoKo non era solo un clown, ma un personaggio vivace e curioso, capace di interagire con un mondo fantastico che lo circondava. La serie Out of the Inkwell, che andò in onda dal 1918 al 1927, non solo stupì per la tecnica, ma anche per la creatività delle storie narrate.
L’evoluzione dell’animazione e la figura di Betty Boop
Fleischer non si limitò a creare KoKo; con la sua visione innovativa, trasformò il panorama dell’animazione. Negli anni ’30, nacque Betty Boop, un personaggio iconico che rappresentava l’emancipazione femminile dell’epoca. Inizialmente concepita come una cagnetta canterina, la sua umanizzazione e la sua trasformazione in una donna tutto curve la portarono a diventare una figura centrale nell’animazione, simbolo di forza e indipendenza, ispirata da dive come Clara Bow e Helen Kane.
Il linguaggio visivo e il contesto storico
Betty Boop, con il suo carisma e la sua personalità vivace, ha segnato un cambiamento significativo nell’industria dell’animazione, portando sullo schermo un’eroina che non era più relegata al ruolo di semplice compagna. Max Fleischer, attraverso i suoi personaggi, ha saputo cogliere lo spirito di un’epoca, creando storie che riflettevano i desideri e le aspirazioni della società. Anche KoKo, con la sua indole ribelle, rappresenta una metafora della crescita e della scoperta del mondo, in netto contrasto con l’approccio più lineare e rassicurante di Walt Disney.
Eredità di Max Fleischer e il recupero dei suoi lavori
Nel corso della sua carriera, Fleischer ha prodotto quasi 700 cortometraggi, tra cui avventure di Popeye e una serie animata di Superman, caratterizzati da uno stile moderno e vivace. Tuttavia, gran parte del suo lavoro è stato venduto ad altri studi, rendendo difficile il riconoscimento dei diritti. Oggi, la nipote di Max, Janet Fleischer Reid, si è posta l’obiettivo di recuperare e restaurare questi film, grazie anche alla visibilità offerta dalle Giornate del Cinema Muto di Pordenone. Questo sforzo mira a riportare alla luce l’importanza del suo contributo al cinema d’animazione, affinché le nuove generazioni possano scoprire l’eredità di un vero innovatore.