Il 14 settembre 2025 segna la scomparsa di Luigi Zanuso, noto anche come l’Atomico, uno dei registi più controversi e innovativi del cinema hard. Soprannominato il “Dario Argento del porno”, Zanuso ha sfidato le convenzioni del genere, creando opere che trascendono il semplice intrattenimento per esplorare le profondità dell’animo umano e i lati più oscuri della società.
Un innovatore del cinema estremo
Luigi Zanuso non era solo un regista, ma un vero e proprio visionario. La sua filmografia è caratterizzata da titoli che fanno riflettere e scuotono le coscienze, come “Il tritacarne”, “Culo caverna” e “Banchetto umano”. Ogni suo film è un viaggio nel baratro, un’analisi spietata della condizione umana, dove il corpo diventa un altarino di venerazione e sofferenza. Zanuso ha saputo utilizzare elementi come manichini e frattaglie per trasformare l’osceno in una liturgia, un rituale che invita a riflettere piuttosto che a giudicare.
Il suo approccio al femminile è altrettanto audace; le donne nei suoi film non sono mai oggetti passivi, ma figure complesse e spesso tragiche, vittime e sacerdotesse di un culto che esalta il dolore e la bellezza. La sua famosa citazione, “Una piccola dose di follia è necessaria per non impazzire”, racchiude perfettamente la sua filosofia artistica, in cui il limite tra arte e provocazione diventa sempre più sottile.
La filmografia di un maestro
Tra i suoi lavori più emblematici, “Oltre la follia / Beyond Madness” (2016) rappresenta il suo testamento artistico. Con un formato suddiviso in otto segmenti, il film esplora tematiche di pornografia, horror e surrealismo, offrendo un’esperienza visiva che spinge lo spettatore a confrontarsi con la brutalità e la vulnerabilità umana. Un aneddoto significativo narra di una proiezione in cui un osservatore, di fronte a un manichino straziato, ha commentato come quelle figure sembrassero ferite vive. Zanuso, con il suo sguardo penetrante, ha risposto: “È tutto ciò che le donne hanno da testimoniare, ferita e canto”. Questa frase riassume l’essenza del suo lavoro: un’arte che scava nel profondo dell’esperienza umana.
Il suo ultimo film, “Futurus – Robot contro uomini” (2019), segna un ulteriore passo nella sua esplorazione della rovina, dove il corpo umano è messo a confronto con la tecnologia e l’inevitabile decadimento. In questo contesto, Zanuso si è affermato non solo come regista, ma come un vero e proprio filosofo della condizione umana, riflettendo su temi di alienazione e identità.
Un’eredità indelebile
Ricordare Luigi Zanuso significa affrontare il porno senza filtri, con una verità che non concede indulgenza né compiacimento. La sua opera ci invita a guardare oltre le apparenze, a esplorare la brutalità della vita e la complessità delle emozioni umane. Ogni film è un pezzo di un puzzle più grande, un invito a confrontarci con le nostre paure e desideri.
La sua morte segna la fine di un’era, ma il suo lascito vive attraverso le sue opere, che continueranno a sfidare e provocare le generazioni future. Luigi Zanuso non è stato un regista gentile, ma uno che ha scelto di rimanere fedele al suo abisso, regalando al mondo un cinema che è, e rimarrà, di una sincerità disarmante.