Mauro Corona: la vita e l’arte in un documentario intenso

Un viaggio nella vita di Mauro Corona attraverso un documentario che esplora la sua arte e i suoi ricordi.

Il documentario di Niccolò Maria Pagani

Il film dedicato a Mauro Corona, diretto da Niccolò Maria Pagani, è un ritratto che riesce a catturare l’essenza di un artista complesso e profondo. Con una narrazione onesta e diretta, Pagani non si limita a intervistare Corona, ma decide di immergersi completamente nel suo mondo, vivendo per sette mesi a Erto Vecchia. Questo approccio permette al regista di scoprire l’anima segreta della valle del Vajont, rivelando la bellezza e la tragicità di un paesaggio che ha visto eventi devastanti.

Un artista a nudo

“Ho tolto la maschera perché non voglio più essere frainteso”, afferma Mauro Corona, e questa dichiarazione si riflette in ogni fotogramma del film. Lo scultore e scrittore friulano si presenta senza filtri, rivelando le sue ferite personali e collettive. La sua vita è un intreccio di esperienze che vanno dalla dolcezza della giovinezza alla violenza familiare, passando attraverso l’amore e la natura. In questo modo, Corona non solo racconta di sé, ma offre anche una visione profonda e personale del mondo che lo circonda.

Un viaggio nella memoria

La memoria è un tema centrale nel documentario; Corona stesso afferma che, sebbene l’amore sia fondamentale, la memoria ha un potere insostituibile. Il regista, attraverso una serie di flashback e dialoghi intimi con amici storici come Erri De Luca e Piero Pelù, riesce a trasmettere l’importanza di questi ricordi. Le interazioni avvengono in un contesto informale, come conversazioni davanti a una bottiglia di vino, creando un’atmosfera di convivialità e autenticità.

Riflessi di verità

Il film riesce a esplorare la vita di un artista che, pur aderendo a certi stereotipi – come quello dell’artista solitario che sfida le convenzioni sociali – lo fa con una sincerità che lo rende unico. Mauro Corona non recita una parte, ma vive e respira la sua verità. I suoi silenzi e le sue lacrime trattenute raccontano storie che vanno oltre le parole. “Mio padre menava forte. Dov’è adesso spero stia bene, ma se potesse vedere cosa ha fatto su questa terra non si darebbe pace”, afferma, portando lo spettatore a riflettere sull’eredità e sul peso delle esperienze passate.

Un’opera di grande valore artistico

“Mauro Corona – La mia vita finché capita” si presenta come un’opera che unisce ritratto intimo e affresco paesaggistico. Richiama alla mente la lezione di Franco Piavoli, con la sua contemplazione del tempo e della natura, e si allinea al pensiero di Chris Marker, che afferma che la parola e l’immagine sono essenziali per il documentario. La scelta di Pagani di far parlare Corona attraverso gesti quotidiani – scolpire, camminare, scalare – arricchisce la narrazione, rendendo il film un viaggio visivo ed emotivo.

Un cast di amici e collaboratori

Oltre a Mauro Corona, il documentario vede la partecipazione di figure emblematiche come Pierò Pelù e Davide Van De Sfroos. La loro presenza aggiunge spessore e varietà al racconto, mentre le letture delle pagine più significative dei libri di Corona, in particolare “Le altalene” (Mondadori, 2023), forniscono un ulteriore strato di profondità. La voce di Giancarlo Giannini, che narra in voice over, offre un controcanto che si integra perfettamente nell’atmosfera del film, che tende a mantenere un ritmo uniforme senza particolari fronzoli.

Informazioni sul film

Regia: Niccolò Maria Pagani
Con: Mauro Corona, Pierò Pelù, Erri De Luca, Davide Van De Sfroos
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 88′
Origine: Italia, 2025

Questo documentario rappresenta un’importante testimonianza della vita di Mauro Corona e della sua arte, invitando gli spettatori a riflettere sulla memoria e sulle esperienze che plasmano ogni individuo. Un film che, senza dubbio, merita di essere visto e apprezzato.

Scritto da Staff

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