Stefano Sardo: un viaggio nel mondo del cinema tra scrittura e regia

Un'intervista esclusiva con Stefano Sardo, dove racconta il suo percorso nel cinema e le sue opere.

Il cinema italiano continua a stupire, e tra i suoi talenti più interessanti troviamo Stefano Sardo, recentemente premiato ai David di Donatello per la sua sceneggiatura ne “L’arte della gioia”. Durante la nona edizione del Riviera International Film Festival, Sardo ha condiviso con il pubblico di Sestri Levante la sua esperienza nel mondo del cinema, rivelando retroscena e riflessioni personali che arricchiscono la sua figura di autore. Non è solo un regista, ma un narratore che sa come catturare l’essenza dei personaggi e delle storie che racconta.

Il percorso di Stefano Sardo tra sceneggiatura e regia

Stefano Sardo ha iniziato il suo viaggio nel mondo della scrittura cinematografica non prima dei trent’anni. Racconta di come, inizialmente, fosse intrappolato in un contesto provinciale che limitava le sue aspirazioni. La sua partecipazione al corso Rai per scrittori di cinema e serialità si è rivelata decisiva. “Ho cercato vari modi per uscire dal mio ambito provinciale e ad un certo punto sono riuscito a riallinearmi rispetto alle mie aspettative e desideri…”. Sardo ha evidenziato l’importanza di avere colleghi che condividano la stessa lingua e passione, fondamentale per un lavoro che di per sé è solitario e faticoso.

Le sfide della scrittura

Durante l’intervista, Sardo ha esplorato la natura della scrittura, descrivendola come un’attività che richiede grande creatività e capacità di mettere da parte il proprio ego. A differenza degli scrittori di romanzi, per i quali la voce e le parole sono centrali, gli sceneggiatori devono spesso confrontarsi con il fatto che una volta terminato il lavoro, l’opera non è più loro. “Devi mettere moltissimo da parte il tuo ego…”, afferma, sottolineando che la scrittura in solitaria può diventare una vera e propria tortura. La collaborazione con altri autori diventa così un momento fondamentale per superare le difficoltà e trovare nuove idee.

Il passaggio alla regia

Il suo debutto da regista con “Una relazione” ha rappresentato un’esperienza unica e complessa. Sardo ha scritto il film con la sua ex compagna, e il racconto è stato ispirato da conversazioni reali tra loro. “Quello che accade nel film non è vero, ma molte delle battute erano dialoghi verosimili che abbiamo avuto io e lei”, confessa. Questa esperienza personale ha trasformato la scrittura in un viaggio condiviso, portando a una profonda riflessione sui rapporti umani e sulla vulnerabilità.

Muori di lei: una nuova sfida

Il suo secondo lungometraggio, “Muori di lei”, rappresenta un approccio diverso e più audace. Sardo si è prefissato di esplorare la figura maschile in crisi, le cui certezze sono messe in discussione. “La figura maschile oggi è talmente sotto attacco e in discussione…”, spiega, evidenziando come la pandemia abbia accentuato il vuoto esistenziale. Il protagonista del film cerca una via di fuga, ma le sue scelte lo portano a confrontarsi con le proprie debolezze e fallimenti. Un equilibrio tra noir e commedia che riesce a far emergere l’umanità dei personaggi.

Collaborazione e creatività

Un altro aspetto interessante emerso dall’incontro è stato il suo ruolo nella scrittura de “L’arte della gioia”. Sardo è stato l’ultimo ad unirsi al team, ma ha subito trovato un modo per contribuire in modo significativo. “Ho contribuito all’organizzazione meccanica e strutturale del racconto”, racconta, sottolineando l’importanza della flessibilità e della capacità di adattarsi all’interno di un gruppo creativo. La sintonia con Valeria Golino e gli altri autori ha reso l’esperienza di lavorare a questo progetto particolarmente arricchente.

Un futuro promettente

Stefano Sardo continua a evolversi come autore e regista, portando con sé le esperienze e le sfide affrontate nel suo percorso. Con un occhio attento alle dinamiche contemporanee e una grande passione per la narrazione, il suo lavoro promette di stupire e coinvolgere il pubblico. La sua capacità di trasformare esperienze personali in storie universali è un dono raro, e il cinema italiano ha sicuramente bisogno di voci come la sua. Aspettiamo con curiosità i suoi prossimi progetti, certo che saprà ancora una volta sorprendere e far riflettere.

Scritto da Staff

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