The plague: un’estate di bullismo in stile teen

Un campo estivo diventa il palcoscenico di bullismo e crescita personale in The plague.

Immaginate un campo estivo, un luogo che dovrebbe essere sinonimo di divertimento e amicizia, ma che si trasforma in un campo di battaglia psicologico. Questo è esattamente ciò che Charlie Polinger riesce a ritrarre nel suo film d’esordio, “The plague”. Ispirato ai suoi diari di gioventù, Polinger racconta una storia che non ha nulla di nostalgico, ma tutto di autentico e, a tratti, inquietante. La trama segue un gruppo di tredicenni e il loro complesso mondo di relazioni, dove il bullismo emerge in forme subdole e violente, trasformando lo spogliatoio della squadra di pallanuoto in un microcosmo di cruda realtà giovanile.

Un racconto di bullismo e crescita

Il protagonista, Ben, si trova intrappolato in una rete di dinamiche sociali spietate orchestrate da Jake, il bullo del gruppo. Tra le fake news di una piaga misteriosa e la ricerca di accettazione, il film porta il pubblico a riflettere su quanto sia complesso il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Ricordo quando, a scuola, la gerarchia sociale si delineava in modo simile, con piccoli eventi che sembravano insignificanti ma che in realtà segnavano profondamente le vite di noi ragazzi. Polinger riesce a catturare questo tumulto interiore in modo incisivo. Le relazioni tra i personaggi sono palpabili, e il peso delle aspettative sociali si fa sentire in ogni scena.

Un’estetica disturbante

Non si può parlare di “The plague” senza menzionare la sua estetica visiva. L’acqua, in particolare, diventa un simbolo potente. Le sequenze in piscina non sono solo momenti di svago, ma attimi in cui si esprime la vulnerabilità dei giovani protagonisti. I corpi, a metà tra l’infanzia e l’età adulta, galleggiano in una sorta di limbo, e questo gioco di luci e ombre riflette perfettamente le loro incertezze. La performance di Everett Blunk nei panni di Ben e di Kenny Rasmussen come Eli è straordinaria, portando il pubblico a provare empatia per le loro lotte.

Un confronto con il passato

Sebbene il film non si faccia portavoce di un messaggio nostalgico alla “Stand by me”, non può fare a meno di evocare ricordi di estati passate, quando ogni piccola ingiustizia sembrava amplificata. E, in questo senso, “The plague” riesce a colpire dritto al cuore. Le figure degli adulti sono assenti o inadeguate, un po’ come accadeva nella vita reale, dove spesso i ragazzi devono affrontare le proprie battaglie senza alcun supporto. La mancanza di autorità si traduce in un senso di anarchia che permea ogni aspetto della narrazione.

Un’analisi dei temi trattati

I temi di bullismo, isolamento e scoperta di sé sono universali e, purtroppo, sempre attuali. Polinger non si limita a descrivere il bullismo; lo analizza, lo disseziona. Le scene in cui i ragazzi si trovano a dover affrontare le proprie paure e insicurezze sono cariche di tensione. La paura di essere esclusi e la necessità di appartenere a un gruppo sono sentimenti che molti possono riconoscere. E chi non ha mai desiderato di far parte di un gruppo, anche a costo di sacrificare la propria autenticità?

In questo contesto, la presenza delle ragazze, che giovano in una squadra di nuoto sincronizzato, appare quasi come un miraggio. Nonostante siano lontane, il loro ruolo è fondamentale: rappresentano un ideale di bellezza e accettazione che i ragazzi cercano disperatamente. Ma, d’altronde, queste dinamiche non fanno altro che rivelare quanto il mondo giovanile sia complesso e stratificato.

Una riflessione sulla crescita

Alla fine, “The plague” non è solo una storia di bullismo, ma anche un viaggio di crescita personale. Ben deve affrontare il proprio percorso, fare i conti con le proprie paure e trovare il coraggio di difendere Eli, il ragazzo emarginato. La lotta per l’accettazione diventa così un simbolo della ricerca di sé, un tema che risuona con chiunque abbia vissuto l’adolescenza. È in questo equilibrio tra vulnerabilità e forza che il film trova la sua forza.

In un’epoca in cui il bullismo assume forme sempre più insidiose, “The plague” si fa portavoce di una realtà difficile ma necessaria da affrontare. La regia di Polinger, con l’ausilio di attori giovani ma talentuosi, riesce a dipingere un quadro vivido e autentico delle sfide che i ragazzi devono affrontare. Un film da vedere, non solo per la sua trama avvincente, ma anche per la riflessione che porta con sé.

Scritto da Staff

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