Un compleanno da dimenticare – Guida completa

Immaginate di trovarvi a Roma, circondati da una folla di cinefili, tutti ansiosi di celebrare un anniversario che, a dirla tutta, sembra più una farsa che ...

Immaginate di trovarvi a Roma, circondati da una folla di cinefili, tutti ansiosi di celebrare un anniversario che, a dirla tutta, sembra più una farsa che un traguardo. La Casa del Cinema ha deciso di festeggiare i 25 anni della Teodora Film con una rassegna gratuita di film che, sebbene possano vantare titoli prestigiosi, riscaldano solo il cuore di chi ha nostalgia di un cinema che non c’è più. Ma chi se ne frega, giusto? Siamo qui per i festeggiamenti, non per analizzare il senso di tutto ciò.

Un compleanno da dimenticare

A partire dal 19 giugno, il Teatro all’aperto Ettore Scola ospiterà una serie di proiezioni che sembrano più un tentativo disperato di attirare l’attenzione che una vera celebrazione. Si parte con “To Be or Not To Be” di Ernst Lubitsch, un film del 1942 che, per quanto iconico, non sembra esattamente l’ideale per un pubblico che cerca novità. Non vi viene da chiedervi se ci sia davvero bisogno di rivedere pellicole che avremmo già dovuto archiviare? La verità è che, alla fine, ci si ritrova a sprecare tempo in coda per un film che non farà altro che farci sentire più vecchi.

E la cosa si complica ulteriormente. Il giorno seguente, si proietta “La persona peggiore del mondo” di Joachim Trier. Certo, ha vinto premi e tutto il resto, ma non è che la vita di Renate Reinsve sia esattamente un esempio da seguire. Un’altra occasione per riflettere su quanto sia misera l’esistenza di molti di noi, mascherata da glamour festivaliero. Diciamocelo: chi ha veramente voglia di rivedere drammi che parlano di crisi esistenziali in un mondo che già di per sé è una tragedia?

Film che colpiscono e feriscono

Ma non finisce qui. Tra il 22 e il 30, ci sono film come “Tomboy” e “Irina Palm”, che, per carità, possono anche avere un loro fascino, ma siamo sicuri che non siano solo un pretesto per farci sentire più empatici verso le disgrazie altrui? Perché il cinema, alla fine, non è altro che un grande specchio che riflette le nostre angosce in modo più glamour, ma con meno sostanza. E chi non ama passare una serata a piangere su drammi che potrebbero benissimo essere la nostra vita quotidiana?

E noi, da brave pecore, ci lasciamo condurre a queste proiezioni, come se fossero un rito di passaggio. Ma non ci rendiamo conto che stiamo solo alimentando un circolo vizioso di nostalgia e disillusione. Perché, in fondo, chi è davvero interessato a vedere un film di Bergman o un dramma islandese su questioni ambientali? La risposta è semplice: nessuno, a meno che non si tratti di un evento sociale per mostrare quanto si è colti.

Il finale è aperto, ma non per noi

E così, mentre la rassegna procede, ci si può solo chiedere: è davvero tutto qui? Siamo condannati a ripetere queste esperienze, come un disco rotto? La verità è che il cinema, in queste occasioni, diventa un rifugio per chi non ha voglia di affrontare la realtà. Ma chi ha voglia di affrontare la realtà, quando si può piangere su un film in bianco e nero mentre si sorseggia un cocktail mediocre?

Alla fine, la Casa del Cinema chiude i battenti, e noi ci ritroviamo a riflettere su quanto sia avvilente il nostro rapporto con il cinema. Con un po’ di sarcasmo e disinteresse, ci allontaniamo, lasciandoci alle spalle l’illusione di un anniversario che, in fondo, non è altro che un modo per continuare a perpetuare la nostra stessa mediocrità cinematografica. E chi lo sa? Forse il prossimo film sarà finalmente quello giusto. O forse no.

Scritto da Staff

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