Un poeta: tra comicità e dramma nel cinema contemporaneo

Un poeta di Simòn Mesa Soto esplora il delicato equilibrio tra vita e poesia.

La pellicola “Un poeta”, di Simòn Mesa Soto, presentata nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes, riesce a mescolare abilmente momenti di grande comicità a situazioni drammatiche, creando un’opera che fa ridere e riflettere. La storia ruota attorno a Oscar, un poeta che ha abbandonato la scrittura per un’esistenza segnata dall’alcolismo e dalla sofferenza, mentre cerca di insegnare letteratura a una nuova generazione di studenti. Ma non c’è poesia senza sofferenza, e Oscar, in preda ai suoi demoni, sembra incarnare questa affermazione in modo tragico e grottesco.

Il personaggio di Oscar e il suo percorso interiore

Oscar è un uomo in crisi, che vive nel ricordo di un passato che non riesce a scrollarsi di dosso. La sua relazione con la figlia e la madre è complessa e ricca di tensioni: da un lato c’è il disprezzo e la pietà che la figlia prova nei suoi confronti, dall’altro l’amore incondizionato della madre, che lo sostiene nonostante le sue ricadute. Questo dualismo si riflette in ogni azione di Oscar, che si ritrova a insegnare a studenti che vedono in lui un esempio di ciò che non vogliono diventare. La scarsa considerazione di sé e il suo stile di vita lo portano a sviluppare una sorta di dipendenza dalla sofferenza, che diventa il suo unico punto di riferimento.

Un film che gioca con le aspettative

All’inizio, ci si aspetterebbe un dramma serio, ma “Un poeta” sorprende con un approccio fresco e divertente. La presenza di Yurlady, una giovane studentessa che scopre la sua passione per la scrittura, offre a Oscar la possibilità di riflettere sulla propria vita e sulle proprie scelte. Qui, la pellicola gioca con il contrasto tra il mondo della poesia alta e quello delle piccole cose quotidiane, mostrando come la vera arte possa emergere dalla semplicità e dalla genuinità. La musica, che accompagna i passaggi narrativi, aggiunge un ulteriore strato di profondità, rendendo ogni scena ancora più coinvolgente.

La critica alla poesia convenzionale

Un aspetto interessante di “Un poeta” è la critica che il regista rivolge alla poesia ampollosa e superficiale. Oscar rappresenta questo tipo di artista, mentre Yurlady incarna una visione più autentica e radicata nella realtà. Questa opposizione non è solo una questione estetica, ma anche un modo per riflettere sulle aspettative sociali riguardanti la creatività. La narrazione si muove tra il ridicolo e il tragico, portando lo spettatore a interrogarsi su cosa significhi davvero essere un artista nel mondo moderno. Personalmente, ho trovato che questo aspetto del film fosse estremamente risonante, soprattutto in un’epoca in cui la superficialità sembra regnare sovrana.

Riflessioni finali su un’opera complessa

La forza di “Un poeta” risiede nella sua capacità di unire elementi di commedia e dramma senza mai cadere nel banale. La sceneggiatura, ben costruita, riesce a mantenere un equilibrio delicato tra il sorriso e la commozione. Simòn Mesa Soto, con questo secondo lungometraggio, dimostra di avere una visione chiara e originale, capace di intrattenere e far riflettere. Non è solo un film sulla poesia, ma un viaggio attraverso le complessità delle relazioni umane e le sfide della vita. La visione di Oscar e la sua evoluzione, accompagnata dalla freschezza di Yurlady, rendono “Un poeta” un’opera da non perdere, che lascia il pubblico con molte domande e spunti di riflessione.

Scritto da Staff

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