Una fottuta bugia: un viaggio tra sogni e realtà

Una fottuta bugia racconta storie di illusioni e verità in modo sorprendente.

Quando si parla di cinema, ci sono opere che riescono a farti dimenticare i difetti della scrittura, grazie alla bravura degli attori o a quell’alchimia misteriosa che solo il grande schermo sa creare. Eppure, ci sono film come “Una fottuta bugia” di Gianluca Ansanelli che sembrano smarrire completamente la rotta. Con un cast promettente e un’idea intrigante, il film si propone di esplorare il confine tra sogno e realtà, ma, ahimè, finisce per perdersi in una narratività confusa e mal strutturata.

Una storia di illusioni

Il protagonista, Pietro (Emanuele Propizio), è un uomo che vive di ricordi e di sogni infranti, un ex bambino prodigio dimenticato dal mondo. Ricordo quando ho visto il suo volto sulla pubblicità di una nota marca di merendine… chi non lo ricorderebbe? Eppure, la vita ha preso una piega diversa per lui. Tra piccole bugie e illusorie speranze, Pietro si trascina in un’esistenza priva di significato, condividendo un appartamento con Nicolas (Giampaolo Morelli), un infermiere divorziato che, come lui, cerca di fuggire dalla realtà. Ma cosa succede quando la malattia e la morte irrompono nella loro vita? Qui inizia il vero dramma, ma il film non riesce a mantenere il giusto equilibrio tra comicità e tragedia.

Un mix di generi che non convince

Inizialmente, “Una fottuta bugia” si presenta come un buddy movie classico, con due amici in difficoltà che tentano di barcamenarsi in situazioni surreali. Ma poi, come un camaleonte, cambia direzione e comincia a flirtare con il dramma romantico, evocando titoli come “Colpa delle stelle” e, per restare in ambito italiano, il franchise di “Sul più bello”. Questo continuo oscillare tra generi lascia lo spettatore disorientato, come se il film non sapesse esattamente quale storia volesse raccontare.

Ambizioni e fallimenti

Nonostante una lunga carriera come sceneggiatore, Ansanelli sembra non riuscire a trovare una vera misura, sia in termini di ritmo che di tono. Ogni tentativo di approfondire i legami affettivi o di dare spessore ai personaggi si dissolve in una serie di situazioni pretenziose e poco convincenti. La promessa di esplorare il tema della malattia come catalizzatore di cambiamenti significativi si perde in un labirinto di cliché e dialoghi forzati. È un peccato, perché la premessa era intrigante, ma il risultato finale è una pellicola che fatica a emergere dalla mediocrità.

Un cast che non basta

Il cast di “Una fottuta bugia” è composto da attori di talento, ma anche loro appaiono bloccati in ruoli che non permettono loro di brillare. Giampaolo Morelli, solitamente capace di regalare performance memorabili, qui sembra accontentarsi dell’insipido. Questo è un film che, per quanto ambizioso, non riesce a raggiungere le vette di eccellenza a cui aspira. La mancanza di coerenza nella scrittura si riflette anche nelle interpretazioni, rendendo difficile per il pubblico affezionarsi ai personaggi.

Conclusioni (senza conclusioni)

In fin dei conti, “Una fottuta bugia” è un’opera che merita di essere vista, ma non per le ragioni giuste. È un esempio di come le buone intenzioni possano essere vanificate da una scrittura scadente e da una visione confusa. Potrebbe rivelarsi una buona scelta per una serata in compagnia, magari per ridere delle disavventure dei protagonisti, ma non aspettatevi di trovare risposte o una storia ben congegnata. D’altronde, chi non ama un po’ di caos, giusto?

Scritto da Staff

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