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L’esordio di Scarlett Johansson alla regia con “Eleanor the Great” è un’opera che si muove tra la commedia e il dramma, affrontando un tema delicato come quello dell’Olocausto. La regista riesce a mantenere un equilibrio sorprendente, nonostante alcune scelte narrative che, a prima vista, potrebbero apparire azzardate. La performance di June Squibb, 95 anni, è un autentico tornado, capace di catturare l’attenzione e di rendere il film memorabile.
Una storia (finta) vera
Il film narra di Eleanor, una donna di 94 anni che, dopo la morte della sua migliore amica Bessie, decide di appropriarsi della sua storia per poterla raccontare. Questa scelta, sebbene discutibile, diventa il fulcro della trama. L’ambientazione è affascinante: un Centro Culturale Ebreo a New York, dove i sopravvissuti si riuniscono per condividere le loro esperienze. Johansson non utilizza flashback o effetti speciali, ma punta sulla forza del racconto orale, mostrando come la tragedia possa essere rielaborata anche a distanza di decenni. È una scelta audace, che riesce a dare vita a situazioni quotidiane intrise di dolore e di leggerezza.
Il rapporto tra Eleanor e Nina
Un aspetto intrigante del film è il legame che si sviluppa tra Eleanor e Nina, una studentessa di giornalismo. La ragazza, figlia di un noto conduttore televisivo, si trova a fronteggiare il lutto per la perdita della madre. La loro amicizia, basata su un inganno, è uno dei punti più toccanti della narrazione. La tensione cresce, e lo spettatore si chiede: fino a che punto può arrivare la menzogna? La scrittura di Johansson riesce a mescolare momenti comici e drammatici, creando un’atmosfera di partecipazione emotiva che coinvolge il pubblico.
Il tono garbato del film
“Eleanor the Great” si distingue per il suo tono garbato e per la sua capacità di strappare sorrisi anche nei momenti più difficili. La scena al supermercato con un giovane commesso è solo uno dei tanti momenti esilaranti del film. La chimica tra i personaggi è palpabile, e la presenza di June Squibb è una vera e propria ventata di freschezza. La sua interpretazione, ricca di sfumature, riesce a catturare la complessità del personaggio. Nonostante le sue incertezze, Johansson riesce a mostrare un film che ambisce a trovare il giusto equilibrio tra il dramma e la commedia.
Un futuro da regista promettente
Con questo film, Scarlett Johansson si affaccia a un mondo nuovo, quello della regia, e lo fa con grande intelligenza. I dettagli visivi e la narrazione si intrecciano in un modo che ricorda il suo corto “These Vagabond Shoes”, confermando la sua attenzione per la città di New York e per i legami con il passato. Ciò che emerge è un’opera che, pur nelle sue incertezze, mostra una notevole maturità artistica. La regista sembra avere un’abilità naturale nel gestire le dinamiche tra i personaggi, anche se la parte finale del film risulta un po’ affrettata. Tuttavia, le intuizioni presentate lasciano ben sperare per i suoi futuri lavori.
Un’abilità che può diventare un punto di forza
In conclusione, “Eleanor the Great” è un film che riesce a toccare corde profonde, senza scadere nel patetico. La capacità di Johansson di maneggiare temi così delicati con delicatezza e ironia è un traguardo notevole. La sua visione di New York, i dettagli evocativi e le relazioni umane rendono questo esordio una proposta interessante nel panorama cinematografico. Chiunque sia appassionato di cinema e di storie ben raccontate non può fare a meno di apprezzare questo film, che, come dice il proverbio, “non è tutto oro quel che luccica”… ma qualche scintilla c’è e si fa sentire.