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Nel panorama del cinema documentario, Virginia Eleuteri Serpieri si distingue per la sua capacità di intrecciare immagini e memorie in modi inaspettati. La sua recente opera, Il mondo è aperto, è una video-installazione che non si limita a una semplice proiezione, ma si integra profondamente con lo spazio in cui viene presentata.
L’installazione è il risultato di una riflessione sul concetto di soglia, un tema centrale nella ricerca artistica di Eleuteri Serpieri. Questo concetto si collega alla leggenda romana del mundus patet, che si traduce in un’apertura tra i mondi dei vivi e dei morti. La regista utilizza vari schermi per creare un dialogo tra immagini contemporanee e d’archivio, esplorando il legame tra passato e presente.
Il concetto di soglia
Il limite tra vita e morte è al centro della sua installazione. Le porte, siano esse reali o simboliche, rappresentano punti di contatto tra dimensioni diverse, evocando il mundus patet, il quale era considerato un luogo di connessione tra i vivi e i defunti nell’antica Roma. Eleuteri Serpieri spiega: “Le porte sono varchi che mettono in comunicazione mondi che coesistono, sebbene in tempi e spazi differenti”.
Riferimenti storici e culturali
La leggenda narra che Romolo avesse creato una fossa circolare al centro di Roma, la quale veniva aperta tre volte all’anno per permettere ai vivi di connettersi con i morti. In questo periodo, le attività quotidiane venivano sospese come segno di rispetto. Questo rituale evidenzia l’importanza di mantenere un legame con il passato, un aspetto che oggi sembra svanito nella frenesia della vita moderna.
La regista trae ispirazione anche da una riflessione di Walter Benjamin, che evidenziava come l’uomo contemporaneo avesse perso la capacità di vivere esperienze liminali. Secondo Benjamin, il cinema stesso è una soglia, un luogo dove si osserva la realtà in modo unico. Le immagini d’archivio utilizzate nell’opera servono a creare aperture verso nuove comprensioni e riflessioni.
Il processo creativo di Eleuteri Serpieri
Parlando del suo approccio artistico, Eleuteri Serpieri si definisce una raccoglitrice di esperienze. La sua ricerca si basa su una collezione di frasi, oggetti e dettagli, che poi trasforma in un’opera coerente. Questo processo implica una responsabilità, poiché ogni scelta artistica ha un impatto sul modo in cui il pubblico percepirà l’installazione.
Collaborazione con il sound designer
Un elemento fondamentale del progetto è la collaborazione con il sound designer Giuseppe D’Amato. Insieme, hanno lavorato per arricchire l’opera con un paesaggio sonoro che favorisce l’immersione dello spettatore. D’Amato spiega come il suo ruolo sia stato quello di interpretare le idee di Eleuteri Serpieri, creando un’armonia tra suoni e immagini che invita a una fruizione attenta e riflessiva.
La video-installazione è concepita per essere vista in loop, permettendo a chi osserva di cogliere sempre nuovi dettagli ad ogni visione. Questo approccio invita a una scoperta continua, un viaggio tra le immagini che si intersecano e si sovrappongono, creando un’esperienza circolare.
Riflessioni sulla video-installazione
Eleuteri Serpieri, attraverso Il mondo è aperto, riesce a toccare temi universali come la vita, la morte e il nostro legame con il passato. La sua opera non è solo un’installazione visiva, ma un invito a riflettere su come le storie e le memorie continuino a influenzarci nel presente. La regista esorta a considerare il valore delle connessioni con i nostri antenati e con le esperienze che ci hanno preceduto.
In un’epoca in cui il tempo sembra scorrere in modo frenetico, la sua installazione serve da promemoria dell’importanza di riconnettersi con le nostre radici e di esplorare l’affascinante dialogo tra vita e morte.