The Dark Nightmare offre uno spaccato inquietante sulla maternità e le sue ombre.
La maternità, quel meraviglioso incubo che tanto affascina e spaventa, viene nuovamente messa sotto la lente di ingrandimento in un horror che sembra volerci strappare il cuore. La protagonista, Mona, è una giovane donna che si ritrova a fronteggiare la propria follia, in un contesto che si fa sempre più opprimente e inquietante. Ma chi ha deciso che il sogno di diventare madre debba essere costellato di incubi? In The Dark Nightmare, il regista Kjersti Helen Rasmussen gioca con le nostre angosce più profonde, rivelando un mondo dove la maternità è un destino ineluttabile e ansiogeno.
Mona e Robby, una coppia che sembra avere tutto sotto controllo, si trasferiscono in un appartamento a un prezzo stracciato, ignari delle ombre che si nascondono tra le mura. Ma, come ci insegna la vita, le cose non sono mai come sembrano. E così, mentre i due cercano di adattarsi alla nuova casa, cominciano a percepire presenze misteriose e inquietanti. E che dire dei vicini? Quei personaggi ambigui che si insinuano lentamente nelle loro vite, come vermi in un frutto marcio. Mona, in particolare, inizia a soffrire di disturbi del sonno, che la portano a vivere allucinazioni che la conducono, inevitabilmente, sull’orlo della follia.
Il culmine di questa spirale di ansia e paranoia arriva quando Mona viene scelta da un demone per dare alla luce il suo bambino. E qui, cari lettori, scatta la satira: chi ha bisogno di un uomo quando hai un demone? Forse è questo il messaggio che il film vuole lanciare. Ma al di là delle battute, la questione della maternità si fa sempre più pressante. Mona non desidera diventare madre, ma le circostanze la costringono a confrontarsi con un destino che non ha scelto. E il demone, in questo contesto, diventa simbolo di tutte le aspettative, le pressioni sociali e i vincoli che la donna deve affrontare.
Nonostante le premesse affascinanti, The Dark Nightmare si perde nella sua ripetitività. Gli incubi di Mona, che inizialmente intrigano, giungono a un punto in cui si fa fatica a distinguere la realtà dall’illusione. E, come in una relazione tossica, il film cerca di rimanere interessante introducendo nuovi personaggi, ma questi risultano essere più deboli di una tazza di tè. La tensione si dissolve e il pubblico, deluso, si ritrova a chiedersi perché abbia sprecato tempo per seguire una trama che non decolla mai.
The Dark Nightmare è un tentativo di rinnovare le tematiche legate alla maternità, ma si perde tra le sue stesse ambizioni. Tra demoni e incubi, il film di Rasmussen ci offre uno squarcio inquietante sulla vita di una giovane donna, ma finisce per lasciare più domande che risposte. E allora, resta solo da chiedersi: vale davvero la pena di affrontare il terrore della maternità? O è solo un altro modo per rendere le donne prigioniere delle proprie scelte?